Elezioni 2018: I Cinque Stelle sono "fascisti"?
All'armi siam grillini
Dunque, dopo la tornata elettorale, si è verificato quello che è una semplice conseguenza di una legge micidiale, il Rosatellum 2.0, fatta per dare l’ingovernabilità all’Italia.
E dovrebbero essere Matteo Renzi e soprattutto Ettore Rosato a darne conto ed invece glissano alla grande, quasi che il Rosatellum si fosse composto magicamente da solo nelle ovattate aule del Potere.
Intendiamoci, anche Forza Italia e la Lega li hanno sostenuti, ma il Pd era l’azionista di maggioranza.
In ogni caso ora bisogna fare i conti con i numeri che non ci sono, a meno che…a meno che non ci sia il vero nuovo compromesso storico e cioè la coalizione giallo - verde, fatta dalla Lega e Il Movimento Cinque Stelle.
Ma se della Lega sappiamo quasi tutto, poco sappiamo, dal punto di vista ideologico, cosa sia il Movimento Cinque Stelle.
Infatti, come tutti i movimenti o i partiti populisti, la sua vera essenza è inafferrabile non perché sia difficile coglierla, ma perché è un elemento assolutamente eterico che c’è e non c’è, a seconda dei lati da cui lo si osserva.
Non a caso il fascismo degli inizi era di origine di sinistra, visto che il Duce Benito Mussolini era un esponente di spicco del socialismo rivoluzionario del tempo nonché direttore del giornale di partito, l’Avanti!
L’elemento caratterizzante fu il passaggio di Mussolini all’interventismo nella Prima Guerra Mondiale. Il socialismo che si fa nazione diventa fascismo.
Ed anche la fase successiva del fascismo, quella repubblicana di Salò, segnò, secondo alcuni storici tra cui Renzo De Felice, un “ritorno alle origini” e cioè al fascismo di sinistra di Sansepolcro e questo a riprova della sostanziale ambiguità di fondo del populismo.
Lo stesso Matteo Salvini, pochi lo sanno, era il leader dei comunisti padani e il senatur Bossi lo chiamava “il comunista” e l’orecchino pendente è un lascito del centro sociale Leoncavallo che Matteo frequentava a Milano da giovane.
Beppe Grillo, che è il Movimento Cinque Stelle, essendo Luigi Di Maio un golem senza anima che si muove solo per impulso creatore del comico genovese, presenta tutti i tratti caratteristici di questa ambivalenza.
Considerato da sempre “di sinistra” e addirittura in lizza per le primarie di segretario Pd, in realtà Grillo ha atteggiamenti di destra, come quando fece la nuotata tra la Calabria e Sicilia, come quando imita nei suoi video Mussolini, o, e qui c’è un contenuto ideologico, si esprime in maniera assolutamente critica sui migranti.
Gli stessi sconosciuti e carneadi parlamentari, spesso hanno parole di apprezzamento per il ventennio.
Questo atteggiamento di vertice, diciamo così, coesiste parimenti con una base nettamente di sinistra, fatta di movimentismo ai limiti dell’anarcoide, attacco al sistema, culto della Dea Ambiente e delle fonti rinnovabili, reddito di cittadinanza, invidia sociale.
Detto questo, una alleanza tra i due vincitori delle recenti elezioni si potrebbe anche fare, giocando proprio su questa ambiguità di fondo che, come detto, è propria del populismo dopotutto il patto del nazareno tra il diavolo e l’acqua santa si è fatto, e il mondo ancora gira.