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Roma
Funerali Diabolik, la battaglia del Santuario: i misteri del Divino Amore

di Fabio Carosi

Funerali Diabolik al Divino Amore, un gesto caritatevole che nasconde la lunga battaglia in corso da anni per il controllo del santuario più caro ai romani. Perché oltre la sacralità del luogo, il santuario sulla via Ardeatina è anche e soprattutto una cassaforte che custodisce terreni, immobili e donazioni superate solo dai lasciti alla Basilica di San Pietro.

 

Da Don Pasquale Silla a Monsignor Enrico Feroci

Tutto fila liscio sino a quando al timone della Divino Amore Spa c'era lo storico Rettore, Don Pasquale Silla, tipo tosto e determinato che ha costruito intorno alla collina dell'antico santuario un piccolo impero con tanto di indebitamento voluto e generato dalla febbrile attività edilizia che ha portato a realizzare prima del Grande Giubileo del 2000 la Casa del Pellegrino, un centro sportivo, una casa per anziani e prima ancora l'opera ciclopica del Nuovo Santuario: mille posti a sedere che in alcuni giorni del calendario Gregoriano neanche bastano a contenere i fedeli. E dal 2004 anche una chiesa a cielo aperto per i rom dedicata al beato Zeffirino, il primo martire gitano della storia della chiesa.

Il mistero di Don Fernando Altieri

La crisi “politica” del Santuario arriva nel 2013. Per la successione a Don Pasquale Silla, il Vicariato di Roma sceglie un prete di provincia, don Fernando Altieri. Don Fernando mette uno sguardo sui conti del Santuario e scopre che spesso le entrate non sono sufficienti a coprire le uscite ma scopre pure che la Comunità – che unisce vip a tanti bisognosi – chiede aiuto nella battaglia bipartizan contro la localizzazione di una discarica. E don Fernando commette l'errore di sfidare le istituzioni civili e diventa il leader silenzioso ma determinato di una guerra che salverà l'area dalla discarica ma non dalla decisione del Vicariato di rimuoverlo. Così don Fernando sparisce dall'orizzonte del Divino Amore con una rinuncia clamorosa.

Il Santuario commissariato

Al rettorato si alternano don di passaggio sempre alle prese coi conto che Silla riusciva a far quadrare chiedendo, ai potenti di turno, donazioni e lasciti a ripiano. Passano sul seggio del Rettore prima un commissario straordinario, poi don Luciano Chagas Costa che, nel 2017, consegna chiavi e conti correnti bancari a monsignor Enrico Feroci. L'ex direttore della Caritas è uomo potente e gode persino di una deroga speciale: mentre il resto del mondo religioso va in pensione a 75 anni, Feroci ha frequentazioni potenti che vanno dal cardinale Agostino Vallini a monsignor De Donatis, attuale vicario di Papa Francesco per la Diocesi di Roma e che gli consentono di bypassare l'età pensionabile in scioltezza e nel segno di quella continuità religiosa da sempre vicina e dialogante con la Sinistra romana e il Pd.

L'uomo della Caritas salva il Questore e il ministro Salvini

L'ultimo atto di Feroci è stato quello di offrire un “luogo sicuro” per le esequie di Diabolik, divenuto il simbolo di un Governo e di un ministero degli Interni che non possono permettersi un'altra sceneggiata Casamonica. E così la Madonna del Divino Amore si prepara ad un secondo miracolo: dopo aver salvato Roma dai bombardamenti, ora dovrà salvare il Questore e il ministro Salvini dall'incubo ultras.

Un miracolo per i conti del Divino Amore

Poi servirà un terzo miracolo, quello dei conti che non tornano. Ma per quello monsignor Feroci ha chiesto aiuto alle banche, accendendo un mutuo nuovo di zecca per pagare i debiti. Nel frattempo i parrocchiani mugugnano. A proposito di conti: se la fede al santuario è assolutamente trasparente, altrettanto non si può dire dei bilanci.

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