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Finanza

Evoluzione della consulenza finanziaria

Il recente quadro normativo ed in particolare l’evoluzione verso MiFID II stanno portando ad un’evoluzione professionale della figura del consulente finanziario, massimizzando il focus sulla tutela dell’utente retail in merito ai servizi forniti dalle imprese di investimento.

La nuova normativa introduce il servizio di investimento, che come tale può essere erogato solo da operatori istituzionali come Banche e SIM autorizzate, della consulenza avanzata e ne delinea le caratteristiche a tutela della clientela.

La consulenza avanzata deve essere svolta in modo indipendente e svincolato dalle logiche commerciali dei collocatori, non può percepire alcun tipo di riconoscimento economico (inducement) diverso dalla parcella del cliente pagata per il servizio di consulenza avanzata e deve essere svolta in assenza di conflitto di interessi.

A maggior tutela il consulente deve dichiarare su quali asset class (tipologia di strumento finanziario) intende fornire la consulenza, su quali mercati ed eventualmente su quali strumenti aggiuntivi. Onere del consulente sarà quello di tenere uno storico delle raccomandazioni fornite, a prova dell’effettivo svolgimento del servizio, e sarà tenuto ad una formazione continua obbligatoria per garantire la qualità del servizio (ancora da definire in sede di recepimento normativo).

A lato della figura del consulente si avrà la figura del “tied agent” che è il collocatore classico con un portafoglio di prodotti da collocare; le due figure sono ovviamente incompatibili visto che la prima opera in assenza di conflitto di interessi mentre la seconda è un commerciale puro incentivato dalla vendita del prodotto e quindi non può fornire una consulenza globale.

I portafogli costruiti nell’ambito della consulenza avanzata avranno un limite di strumenti emessi o collocati dalla banca a maggior tutela del cliente: questo creerà un problema di funding alle realtà più tradizionali dove molti portafogli sono interamente basati su obbligazioni della banca stessa.

L’evoluzione porta a modificare sia il ruolo, sia il modello retributivo del consulente, e potrebbe creare problemi legati alle abitudini dei clienti che fino ad oggi non hanno pagato espressamente per i servizi del promotore.

“A fronte di tassi nulli e rendimenti risibili - ci spiega Andrea Fassi di Consensus - il consulente deve portare valore aggiunto inserendo strumenti di finanza partecipativa, come private equity, IPO e crowd funding, il che significa che deve estendere le sue competenze molto al di là della conoscenza di singoli prodotti da collocare come avviene oggi.”

Avremo in futuro un innalzamento delle masse minime per una consulenza avanzata in quanto lo standing della figura professionale dovrà essere più elevato, mentre i servizi base verranno automatizzati e resi disponibili alla clientela retail tramite portafogli modello e market box preconfigurate, come avviene oggi per i fondi pensione, che tramite “robot” analizzeranno gli scostamenti dal portafoglio reale e daranno indicazioni di riallineamento considerando profili standard e non individuali.

Torneremo sull’argomento dei robot advisor in un prossimo articolo.

Paolo Brambilla