26 dicembre, Festa di Santo Stefano: chi era il primo martire cristiano e perché in Italia si celebra dal 1949 - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 09:38

26 dicembre, Festa di Santo Stefano: chi era il primo martire cristiano e perché in Italia si celebra dal 1949

Dal Regno Unito all'Irlanda, dal Canada all'Alsazia: il giorno di Santo Stefano unisce religione, storia e tradizioni popolari in tutto il mondo

di Chiara Feleppa

26 dicembre, tra fede e tradizione civile: chi era Santo Stefano e perché l’Italia lo celebra dal 1949

Il giorno di Santo Stefano, celebrato il 26 dicembre nei Paesi cristiani occidentali e il 27 dicembre in quelli orientali, è una ricorrenza che unisce dimensione religiosa, storia e tradizioni popolari. Dedicata a Santo Stefano protomartire, il primo martire del cristianesimo, questa festa nasce in ambito ecclesiastico ma nel corso dei secoli ha assunto un valore anche civile, diventando in molti Paesi un naturale prolungamento delle celebrazioni natalizie. Nelle chiese cristiane latine, il giorno di Santo Stefano segue immediatamente il Natale ed è considerato il secondo dei Dodici Giorni di Natale. Da questa collocazione deriva la definizione, diffusa soprattutto nei Paesi protestanti, di “Secondo giorno di Natale”. Ma perchè si celebra e chi era Santo Stefano? 

Dal Medoevo ad oggi

Primo martire del cristianesimo, Santo Stefano visse nel I secolo dopo Cristo ed è ricordato come uno dei primi diaconi della comunità cristiana di Gerusalemme. Intorno all’anno 36 d.C. fu accusato di blasfemia dal sinedrio e condannato alla lapidazione. Il suo martirio, narrato negli Atti degli Apostoli, lo consacrò come protomartire, simbolo della testimonianza estrema della fede cristiana e figura centrale nella memoria delle origini del cristianesimo. La ricorrenza si affermò quando, con il mercantilismo e l'industrializzazione, si fece strada l’esigenza di ridurre il numero dei giorni non lavorativi, numerosi dal Medioevo a causa del fitto calendario di festività religiose. La Chiesa cattolica accettò, seppur con riluttanza, di diminuirne la durata pur di conservarne la varietà, mentre il protestantesimo scelse di concentrare le celebrazioni attorno alle due grandi feste: Pasqua e Natale. In questo contesto il Secondo giorno di Natale si affermò come ricorrenza comune in tutti i Paesi germanofoni.

È soprattutto nel Novecento che il giorno di Santo Stefano si diffonde oltre i suoi confini tradizionali. In Inghilterra la ricorrenza era già riconosciuta dallo Stato con il nome di Boxing Day e, quando l’Irlanda si separò dal Regno Unito, l’isola cattolica scelse di legare il 26 dicembre alla figura di Santo Stefano, come già avveniva nelle regioni cattoliche dell’Europa centrale, tra cui Austria, Baviera e alcuni cantoni svizzeri. Le armate britanniche contribuirono a esportare l’usanza anche in Italia durante la Seconda guerra mondiale. La natura di “secondo giorno natalizio” favorì inoltre l’estensione della festività anche ai Paesi di tradizione ortodossa, nonostante in questi Santo Stefano sia celebrato il 27 dicembre, mentre il 26 è dedicato a Maria Santissima Madre di Dio. Oggi il giorno di Santo Stefano è festa nazionale in gran parte dei Paesi germanofoni, nelle isole britanniche e nei loro antichi Dominions, in Italia, nelle nazioni slave cattoliche e in numerosi Paesi dei Balcani, spesso indipendentemente dalla religione maggioritaria.

Il 26 dicembre in Italia

In Italia il giorno di Santo Stefano è stato reso festivo nel 1949. Fino ad allora il 26 dicembre era un normale giorno lavorativo, con uffici e banche aperti. La decisione seguì l’esempio del Boxing Day britannico, un’usanza introdotta nel Paese nel secondo dopoguerra dai soldati delle forze di occupazione angloamericane. Dal punto di vista religioso, la Chiesa cattolica celebra Santo Stefano come festa liturgica, ma non di precetto, diversamente da quanto avviene in Germania e in altri Paesi germanofoni. La scelta italiana rispondeva soprattutto al desiderio di prolungare le festività natalizie, creando due giorni consecutivi di festa, in modo simile a quanto accade con il Lunedì dell’Angelo, noto come Pasquetta, che estende la pausa pasquale.

Regno Unito, Commonwealth e Canada

Nel Regno Unito e in molti Paesi del Commonwealth il 26 dicembre è celebrato come Boxing Day. Quando cade di domenica, la festività viene recuperata il 27 dicembre. In questo contesto la ricorrenza ha prevalentemente un valore civile e sociale, tradizionalmente legato alla beneficenza e oggi anche allo shopping e agli eventi sportivi. Per effetto del passato coloniale, il Boxing Day è festivo anche in Ontario, in Canada, dove conserva lo stesso significato della tradizione britannica.

Le tradizioni irlandesi dello scricciolo

In Irlanda il giorno di Santo Stefano è conosciuto come Lá Fhéile Stiofán, ma anche come Lá an Dreoilín, corrispondente all’inglese Day of the Wren. Questo nome richiama antiche leggende popolari che collegano episodi della vita di Gesù allo scricciolo. In alcune zone dell’isola, gruppi di persone, chiamati Wrenboys, Mummers o Strawboys a seconda delle regioni, girano di casa in casa portando l’immagine di uno scricciolo, cantando, suonando e ballando. Si tratta di una tradizione folkloristica molto antica, in cui elementi cristiani e pagani si intrecciano.

Catalogna e Alsazia: due eccezioni significative

In Catalogna il 26 dicembre è festeggiato come Sant Esteve ed è un giorno festivo, a differenza del resto della Spagna. Questa particolarità affonda le radici nella storia medievale della regione, che dipendeva dall’impero carolingio, mentre il resto della penisola iberica faceva riferimento ai centri religiosi di Toledo. Anche in Alsazia-Lorena il giorno di Santo Stefano è ufficialmente festivo. Si tratta di una rara eccezione al centralismo francese, dovuta al fatto che la festività fu introdotta durante l’annessione tedesca dell’Ottocento. Dopo la Prima guerra mondiale, il governo francese decise di mantenerla, ritenendo che cancellare una tradizione così radicata sarebbe stato un segnale negativo nei confronti della popolazione appena annessa.

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