Finanza
Incertezza del futuro e risparmio
“Viviamo in epoca di «financial repression», lo schiacciamento dei rendimenti di tutte le attività finanziarie. Una situazione che ha tante cause ma che è in massima parte riconducibile alla politica monetaria espansiva (quantitative easing) adottata da tutte le principali banche centrali del mondo. In questo scenario di bassi rendimenti individuare l’investimento a rischio contenuto in grado di offrire qualcosa in più dello «zero virgola» non sarà impresa facile” scriveva a inizio anno Marco Sabella su “Corriere.it”
Secondo il 49° Rapporto del Censis, presentato nelle scorse settimane, gli italiani hanno continuato ad accrescere il loro patrimonio finanziario. Ma hanno adottato strategie "fortemente difensive" scegliendo il contante e i depositi bancari a scapito di investimenti in azioni e obbligazioni, realizzando un costante aumento della liquidità. Si incrementano però anche assicurazioni e fondi pensione.
Già un paio di mesi prima l’Osservatorio UnipolSai del 2015 era stato dedicato al risparmio a all’incertezza del futuro. Vediamo quali sono i risultati di questa ricerca affidata a Nextplora, che ha analizzato sensazioni e attese degli italiani legate al risparmio.
Futuro economico incerto (34%), desiderio di un mantenimento dell’attuale tenore di vita (33%), ma consapevolezza degli strumenti di risparmio disponibili (43%) e delle figure professionali a cui rivolgersi (61%).
Emergono sensazioni dettate dal vissuto della crisi economica, che rimane impressa nella mente degli italiani nonostante i primi segnali di ripresa. Si registra un significativo segnale di miglioramento della spesa delle famiglie (+0,4% di variazione nel secondo trimestre 2015, la più alta dal 2010) dovuta all’aumento del potere d’acquisto (+0,2%) e al fatto che la propensione al risparmio è lievemente diminuita, attestandosi al 8,7% (dati Istat settembre 2015).
Gli italiani infatti sembrano essere ancora cauti, un 34% afferma che il futuro dal punto di vista economico sarà sempre più incerto in quanto la crisi ha lasciato il segno, un altro 27% del campione è convinto che non si tornerà più ai livelli pre-crisi e avremo meno soldi a disposizione. C’è poi chi non è del tutto d’accordo e vede un futuro più sereno e in discesa con un po’ di attenzione al risparmio (21%). Il 10% infine è convinto che oltre a contare sullo Stato bisognerà pensare anche in prima persona alla propria vecchiaia, mettendo da parte capitale e utilizzando forme di risparmio private (8%).
Per il futuro dunque gli italiani mostrano di avere le idee ben chiare: attraverso le forme di risparmio attivabili oggi, il desiderio più sentito è il mantenimento del tenore di vita attuale (33%) o di un livello anche inferiore all’attuale, ma sufficientemente adatto (20%). Il 19% del campione vorrebbe essere in grado di aiutare i propri figli in caso di necessità mentre un altro 13% non vorrebbe gravare su di essi. Il 12% integra la propria pensione perché ritenuta troppo bassa.
La conoscenza delle forme di risparmio da parte degli intervistati è ampia: si va dalle polizze assicurative sulla vita (54%) ai fondi pensione (49%), passando per la classica pensione e ai fondi di investimento, entrambi a 44%. Chiudono il quadro generale i piani pensionistici individuali 41%, acquisto di immobili 34% e conti deposito 36%.
Come già rilevato in un’analoga ricerca condotta da Nextplora, c’è la conferma che per avere le informazioni necessarie ci si rivolge a professionisti del settore. Infatti, risultava che gli italiani si aspettano queste caratteristiche principali in un “consigliere di fiducia”: per il 56% la sua reale esperienza (“deve essere un esperto”) mentre per il 31% è fondamentale la conoscenza diretta della persona; il 24% lo vorrebbe al corrente anche delle proprie abitudini di vita e il 29% del campione indica la “vicinanza” del professionista anche quando ci sono problemi.
In particolare per quanto concerne piani di risparmio personali nel 2015 gli italiani si affidavano principalmente alla propria banca (36%) e alla figura del proprio assicuratore (25%). Le alternative in secondo luogo più utilizzate risultano essere siti internet specializzati (16%) o il classico passaparola di conoscenti e amici (12%). Le altre forme di informazione consultate indicate dagli intervistati sono invece i siti web delle compagnie assicurative (4%), blog forum e social network (4%).
Lo scenario 2016 si apre però, come sappiamo, con un improvviso e acuto fenomeno di sfiducia nei confronti delle banche. Nei giorni successivi al decreto salva banche e al caso di Banca Etruria, un sondaggio Ixè per Agorà (Raitre) sulla fiducia degli Italiani nei confronti delle banche registra che il 45% ammette di averne poca, il 22% abbastanza e solo il 3% molta. Secondo un altro sondaggio svolto da Demos per La Repubblica, lo scenario è ancora peggiore: 84% degli intervistati manifesta poca o nessuna fiducia.
Paolo Brambilla
