Finanza
Intervista a Nicola Romito di Italeaf
Italeaf è stata la prima società italiana a quotarsi su un mercato europeo, quello di Stoccolma, gestito da Nasdaq, il gruppo borsistico elettronico e tecnologico americano. Un traguardo raggiunto dalla holding umbra a settembre del 2014 con un disegno preciso: aprire al mercato dei capitali internazionali una nuova visione di “Made in Italy” manifatturiero e tecnologico, pienamente inserito nel solco della green economy. Con un claim affascinante: la fabbrica delle fabbriche.
A questo proposito intervistiamo Nicola Romito. Manager con una pluriennale esperienza nell’asset management all’interno del Gruppo MPS, terzo Gruppo bancario Italiano, fino a ricoprire la carica di vicedirettore generale della Banca, attuale presidente della boutique di advisoring Power Capital, è amministratore delegato della società da febbraio, quando Italeaf ha presentato a Stoccolma il suo piano strategico triennale di crescita.
Che cosa fa Italeaf?
La missione è quella di creare il primo “company builder” indipendente italiano. Si tratta di una evoluzione del concetto dell’investimento di capitale di rischio in startup o società innovative, attraverso la formula della costruzione di nuove società intorno a un’idea di business e la messa a leva di tre nostri asset: le facilities industriali, i servizi manageriali, imprenditoriali e finanziari della holding, gli investimenti diretti nell’early stage. Lo facciamo nei settori cleantech e smart innovation, selezionando progetti ad alte prospettive di crescita, riducendo il rischio di sviluppo e portando sul mercato prodotti innovativi.
E perché il Nasdaq First North?
Stoccolma e il Nasdaq rappresentano un mercato internazionale di particolare interesse. I criteri principali sono l’alta sensibilità per la green economy e la social responsibility, allargare la compagine azionaria e innalzare il brand awareness, accrescere i canali di finanziamento per lo sviluppo e l'espansione dell'attività sociale e il sostegno agli investimenti. Oggi Stoccolma è diventata la “capitale europea” delle startup tecnologiche, con una visione globale dello sviluppo delle società fin dalla loro costituzione.
Quali sono gli investimenti effettuati da Italeaf in questi primi anni?
Oggi controlliamo, innanzitutto, TerniEnergia, società quotata sul segmento Star di Borsa Italiana e caso di successo nell’industria italiana della sostenibilità. Otto anni fa, al momento di quotarsi, TerniEnergia era una startup, nata per soddisfare il bisogno di crescita del mercato italiano del fotovoltaico. Oggi è un player globale, che capitalizza 80 milioni di euro e che lavora in tutto il mondo generando oltre 300 milioni di euro di ricavi nella filiera dell’energia e dell’industria ambientale.
Questo asset rappresenta la solidità che riduce il rischio degli investimenti in startup innovative. Ogni anno dà dividendi, genera ritorni per la holding e consente agli investitori di operare in comfort zone. Accanto a TerniEnergia sono state selezionate tre startup: Greenled Industry, che si approssima alla exit, che produce lampade led innovative e ad alto risparmio energetico; Skyrobotic, che produce droni professionali per i rilievi aerei, la sicurezza, le ispezioni industriali, l’agricoltura di precisione; Wisave che ha ideato e sviluppato un termostato intelligente nel settore dell’internet of things, per il controllo di ambienti, edifici e cluster di edifici.
Ha parlato della exit di Greenled. La farete in casa cedendola a TerniEnergia. Che tipo di operazione sarà?
E’ un esempio di Open Innovation, paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso ad idee esterne, così come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche. Proprio ciò che manca in Italia per lo sviluppo del mercato delle startup. Si tratta di un’operazione da 3,5 milioni di euro, che genererà un IRR superiore al 40% in linea con il nostro piano di crescita. E con una remunerazione di piena soddisfazione per gli investitori terzi.
Che cosa prevede il vostro piano?
Puntiamo al management di un portfolio di complessive 8 startup tecnologiche e industriali (comprese le 3 già costituite, Greenled Industry, Skyrobotic e Wisave) nei tre anni, con un turnover, attraverso exit diversificate (es. M&A, IPO o ingresso di nuovi azionisti o investitori in misura maggioritaria), di 3 startup nel triennio. Gli investimenti complessivi nel triennio in nuove startup ammontano a 5,2 milioni di euro circa, con una riduzione della PFN da 18,2 milioni nel 2015 a 14,6 milioni nel 2017. Infine, abbiamo confermato la politica dei dividendi, volta a distribuire una rilevante percentuale dei dividendi ricevuti dalle società controllate. Il target di piano è quello di aumentare del 10% ogni anno il dividendo, rispetto a quello relativo al 2014 e pari a euro 0,08 lordi per azione.