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Affari Europei
Brexit, accordo di Johnson verso la bocciatura: i conti per Boris non tornano

Brexit: a Westminster i conti per BoJo non tornano 

Il premier britannico, Boris Johnson, deve ottenere l'appoggio di almeno 320 deputati alla House of Commons - su 650 totale, di cui però 639 che votano - per ottenere la ratifica dell'accordo di recesso raggiunto con la Ue. La bozza di accordo verrà votata tra due giorni a Westminster, in quella che sarà la prima sessione del Parlamento britannico di sabato, dall'invasione argentina delle isole Falkland nel 1982. Ma l'aritmetica del Parlamento non pare giocare a favore del premier.    

A favore dell'accordo sulla Brexit ci sarebbero solo 259 deputati

Il partito unionista nordirlandese del Dup - alleato del governo con 10 seggi ai Comuni - ha già detto che potrebbe non sostenere l'intesa, come pure il partito nazionalista scozzese Snp (che controlla 35 seggi).​ I Lib-Dem (19 seggi) hanno annunciato che non appoggeranno l'accordo e chiederanno di mettere a referendum il documento. La posizione è simile a quella che del Labour di Jeremy Corbyn, il quale ha bocciato l'accordo.    

A Boris Johnson servono altri 61 sì all'accordo

Al momento, BoJo - che ha perso la maggioranza in Parlamento dopo l'espulsione dal partito conservatore di 21 deputati ribelli - è quasi sicuro di avere dalla sua parte 259 conservatori. Le stime più ottimiste parlano di 287 sostenitori. BoJo deve, quindi, trovare il consenso di altri 61 deputati da altre formazioni in Parlamento, che vanno dai falchi ai più moderati della Brexit. Si guarda anche ai parlamentari laburisti su posizioni filo-Leave e ai 21 ex Tory ribelli. Altra, poco realistica possibilità, ma su cui si continua a lavorare, è che Johnson riesca a convincere gli unionisti nordirlandesi. In questo senso si è espresso anche il falco brexiteer e ministro per i rapporti col Parlamento Jacob Rees-Mogg, che ha detto che l'accordo è qualcosa in cui il Dup dovrebbe "sentirsi a suo agio".  Mentre ha chiuso all'ultimo minuto i negoziati con Bruxelles, Johnson dovrà invece continuare quelli a Londra per trovare i voti necessari a realizzare, a Westminster, il suo sogno di lasciare la Ue il 31 ottobre.

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