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Affari Europei
Elezioni Uk 2019, tutti gli scenari: Brexit con Johnson, referendum con Corbyn

ELEZIONI UK 2019, TUTTI GLI SCENARI DAL VOTO DI GIOVEDI' 12 DICEMBRE

Brexit oppure un altro referendum? E' questa, alla fine, la domanda cui - in teoria - dovrebbero dare una risposta le elezioni parlamentari anticipate di giovedì in Gran Bretagna. Il premier nonché leader dei conservatori, Boris Johnson, ha promesso che la Brexit sarà effettiva il prossimo 31 gennaio, come da intesa (l'ultima) con l'Ue. Il capo del Labour, Jeremy Corbyn, invece intende proporre un nuovo referendum.

ELEZIONI UK, CHE COSA SUCCEDE SE VINCE JOHNSON

Nel caso in cui BoJo riuscisse a strappare una maggioranza netta (326 seggi), il premier cercherebbe di portare in porto la Brexit entro la scadenza del 31 gennaio negoziata con l'Unione europea, tenendo in questo modo fede allo slogan della campagna elettorale dei Tory, "Get Brexit Done". Superato con il voto lo stallo in Parlamento, Johnson farà passare l'accordo con l'Ue da lui negoziato entro Natale. Attuata formalmente la Brexit, si apre un periodo di transizione che durera' fino a tutto dicembre 2020 durante il quale la maggior parte delle condizioni delle relazioni tra Regno Unito e Ue rimangono in piedi. Durante questo periodo Londra negoziera' un accordo di libero commercio con l'Ue. Il premier ha già fatto sapere che non intende prolungare il periodo di transizione, ma c'è chi teme che questo potrebbe portare alla mancanza di intese ritenute cruciali, con la conseguenza che alcuni accordi commerciali vengano interrotti bruscamente. Oltre ad una nuova legge di bilancio, che dovrebbe vedere la luce entro febbraio, BoJo ha promesso una riforma dell'immigrazione e nuovi investimenti per le infrastrutture.

ELEZIONI UK, CHE COSA SUCCEDE CON CORBYN, LIB DEM E SCOZZESI AL GOVERNO

Com'è stato anche in seguito alle elezioni del 2017, quando i conservatori dovettero allearsi con il Partito unionista, se Johnson non riuscisse ad ottenere la maggioranza assoluta, avremmo di nuovo la classica situazione del cosiddetto "hung parliament", ossia il Parlamento in bilico. La prima mossa toccherebbe comunque al leader Tory, che tenterà di formare un nuovo governo oppure, in caso di fallimento, potrà rassegnare le dimissioni. In questo caso, l'incarico dovrebbe spettare al leader laburista, Jeremy Corbyn, che si presume, cercherà di convincere lo Scottish National Party e Liberal democratici a sostenerlo in un voto di fiducia oppure, se non altro, a non votargli contro. In cambio, l'Snp potrebbe chiedere a Corbyn il sostegno per varare un secondo referendum per l'indipendenza scozzese. Una volta formato un nuovo governo a guida laburista, Corbyn potrebbe cercare di formare un governo "arcobaleno" con i Lib-Dem e l'Snp, oppure si limiterà ad un'intesa con altri partiti per indire un secondo referendum sull'uscita o meno della Gran Bretagna dall'Unione europea. Corbyn intende comunque rinviare di nuovo la Brexit e negoziare un nuovo accordo con l'Ue. Questa nuova intesa verrebbe negoziata, secondo lui, entro tre mesi e sottoposta ad un referendum da tenersi entro sei mesi. Di fronte a questa nuova consultazione il leader dei laburisti ha detto che assicurera' la propria neutralita'. A quanto affermano i media britannici, dato che difficilmente otterrebbe un sufficiente sostegno per mettere in atto il suo programma economico, Corbyn potrebbe cercare di convocare ulteriori elezioni una volta che sia stato superato l'ostacolo Brexit. Tuttavia, attualmente una delle incognite che ancora permangono sul voto è paradossalmente proprio il tema "Ue sì, Ue no": come ripetono gli analisti, sia tra gli elettori che tra molti politici vi è oramai una certa stanchezza nei confronti della Brexit. Per molti la priorita' e' liberarsene, in un modo o nell'altro.

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