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Affari Europei
Web tax, il Parlamento Ue sostiene nuove regole

Il Parlamento europeo ha adottato con un’ampia maggioranza i suoi due pareri sulle proposte di direttive del Consiglio relative alla tassazione delle imprese con una presenza digitale significativa e alla tassa sui servizi digitali (DST).

I deputati hanno aggiunto all'elenco dei servizi che possono essere considerati entrate fiscali la fornitura di "contenuti su un'interfaccia digitale come video, audio, giochi o testi che utilizzano un'interfaccia digitale", indipendentemente dal fatto che tali contenuti siano di proprietà della società fornitrice o che questa ne abbia acquisito i diritti di distribuzione. Le piattaforme online che vendono contenuti digitali, come Netflix, possono quindi essere tassate.

I deputati hanno accettato di ridurre la soglia minima al di sopra della quale i redditi di una società sono soggetti a tassazione. Le norme si applicheranno a qualsiasi società che generi entrate all'interno dell'UE superiori a 40 milioni di euro durante l'esercizio finanziario in questione. La Commissione europea aveva proposto un importo di 50 milioni di euro.

Imposta sui servizi digitali: una soluzione temporanea

Il Parlamento sottolinea che la DST (digital services tax in inglese) è una misura temporanea. L'adozione della direttiva sulla presenza digitale significativa, della base imponibile consolidata comune per le società o di norme analoghe a livello dell'OCSE o delle Nazioni Unite costituirebbe una soluzione permanente, preferibile a tutti gli effetti.

Il relatore sulla tassa sui servizi digitali Paul Tang (S&D, NL) ha dichiarato: "Sia il Parlamento europeo sia i cittadini europei chiedono che i giganti della tecnologia paghino le loro tasse. Per questo motivo abbiamo votato in favore di una tassa sui servizi digitali più ambiziosa, tassando anche le entrate derivanti dai servizi di streaming online. Stiamo parlando di equità di base, dove tutti pagano la loro parte equamente."

Il relatore sulla presenza digitale significativa Dariusz Rosati (PPE, PL) ha dichiarato: "Le tasse devono essere pagate quando un'impresa crea il suo valore, indipendentemente dal fatto che si tratti di un'impresa digitale o tradizionale. I litigi e i veti reciproci in seno al Consiglio fanno sì che l'UE non sia in grado di affrontare il problema. L'Unione europea dovrebbe essere un precursore di tendenze, continuando nel contempo a lavorare su una soluzione internazionale a livello dell'OCSE. È giunto il momento di agire."

Risultati delle votazioni

La relazione sulla direttiva sulla tassazione dei servizi digitali è stata approvata con 451 voti in favore, 69 voti contrari e 64 astensioni. Mentre la relazione sulla direttiva sulla tassazione delle società con una presenza digitale significativa è stata adottata con 439 voti in favore, 58 voti contrari e 81 astensioni.

Web Tax, le origini

Nel luglio 2013 i ministri dell'UE hanno convenuto sulla necessità di stabilire una base imponibile comune per le società. La Commissione europea ha poi suddiviso la sua precedente proposta del 2011 in due direttive: una direttiva che istituisce una base imponibile comune per le società (CCTB) e una direttiva su una base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB). Entrambi i progetti di direttiva sono stati presentati nell'ottobre 2016 e sono ancora in attesa dell'accordo del Consiglio. Nelle sue risoluzioni, il Parlamento europeo ha fortemente sostenuto questa importante riforma della tassazione delle imprese e ha introdotto il concetto di "presenza digitale", che consentirebbe agli Stati membri di tassare le società digitali.

Nel marzo 2018, la Commissione europea ha presentato due distinte proposte legislative su una tassazione più equa delle attività digitali nell'UE. La prima proposta (Tassazione delle imprese con una presenza digitale significativa), presentata come soluzione privilegiata, mira a riformare le norme sull'imposta sulle società, in modo che gli utili siano registrati e tassati quando le imprese interagiscono con gli utenti attraverso i canali digitali. La seconda proposta (Tassa sui servizi digitali) è un'imposta provvisoria che copre le principali attività digitali che attualmente non sono soggette a tassazione nell'UE.

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