Cdx, Berlusconi rompe la "finta" unità: in Lombardia l'ultimo sfregio a Meloni

Berlusconi fa filtrare che la sua preferenza in Lombardia sarebbe per Letizia Moratti e non per il presidente uscente Attilio Fontana

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Elezioni regionali Lombardia 2023, Berlusconi si mette di traverso

Come si ricorderà i rapporti tra Forza Italia e Fratelli d’Italia - ed in ispecie tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni - non sono mai stati molto cordiali, si tratta di una questione di pelle, diremo di chimica politica, fin dai tempi del Popolo della Libertà, quando Giorgia faceva la giovanissima ministra.

Da ultimo, proprio nella formazione dell’esecutivo ci sono state molte, diciamo così, “incomprensioni”, soprattutto per la vicenda di Licia Ronzulli che il Cavaliere voleva a tutti costi ministra mentre la Meloni non la voleva proprio. Si ricorderà come vinse la partita la leader di Fratelli d’Italia ma B. se la legò al dito e ogni volta che può assesta un bel calcione agli antagonisti in una sorta di guerra a distanza tra Mostacciano ed Arcore.

Elezioni regionali Lombardia 2023: dalle intercettazioni e Messina Denaro a Donzelli e Cospito, gli sgambetti tra Berlusconi e Meloni 

Negli ultimi tempi la tensione tra i due è infatti risalita dopo che la Meloni si era mostrata critica sulle restrizioni dello strumento delle intercettazioni, mentre Berlusconi e Nordio volevano agire in senso contrario. Parimenti Arcore si è mostrata morbida su 41–bis ed ergastolo ostativo mentre Fratelli d’Italia su questi temi va avanti come un treno, soprattutto dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro e la vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito che al motto “con le budella dell’ultimo Papa impiccheremo l’ultimo Re” ha sconquassato la politica italiana.

Poi sulla vicenda Donzelli l’unico tiepido è stato proprio l’uomo di Arcore che anzi ha preso le distanze dai toni troppo elevati che la vicenda aveva assunto. Dicevamo che Berlusconi la vicenda Ronzulli ed altre cosucce precedenti difficilmente se le dimentica e quindi potendo lo sgambetto malandrino arriva sempre ad inciampare la corsa e la rincorsa di Giorgia Meloni.

Elezioni regionali Lombardia 2023, Berlusconi preoccupato da Fontana: era meglio Moratti

L’ultimo è arrivato sulle prossime regionali in Lombardia. In una confidenza fatta abilmente girare si scopre che Berlusconi è preoccupato che la scelta di Attilio Fontana possa spingere la coalizione sempre più a destra con l’ovvio rischio che la Lega e Forza Italia vengano cannibalizzati da Fratelli d’Italia.

Ovviamente, formalmente, il Cavaliere sosterrà Fontana ma far girare stonature ha un profondo significato tattico e cioè colpire l’alleato disorientandolo tramite abile azione di controinformazione. Il discorso di presentazione del candidato del centro–destra nel Lazio, Francesco Rocca, per molti versi ha avuto toni epici e tolkeniani proprio da parte della Meloni che ne ha fatto occasione per ribadire il suo programma nazionale e –soprattutto- ha tenuto a precisare che ”fra cinque anni noi ci saremo ancora”.

Elezioni regionali Lombardia 2023, Terzo polo come ruota di scorta per Meloni

Ma il punto verte proprio sull’ambiguo pronome “noi”. Forse la Meloni si riferiva unicamente a Fratelli d’Italia e “con chi ci sta” – ogni riferimento allo smaniante Terzo Polo non è puramente casuale - oppure all’intera coalizione del centro–destra e specificatamente a Forza Italia che indubbiamente in questo momento è l’alleato più debole? La domanda non è peregrina perché le tensioni interne sono fisiologiche ma occorre gestirle bene e non sottovalutarle per evitare poi un “effetto Bertinotti” come quello che buttò giù Prodi.

Ma tutto questo la Meloni lo sa bene perché proviene da una scuola politica dura e formativa e non dal caso come è accaduto ad esempio con i Cinque Stelle. Perciò Giorgia ha più che mai bisogno di riconoscimento europeo ed americano per tutelarsi e rafforzarsi sul fronte interno e per questo è la più importante alleata di Zelensky. E in futuro, se il suo esecutivo fosse attaccato per la presenza di due amici di Putin, potrebbe usare il tutto come “manganello interno” per sottometterli con lo spauracchio della sostituzione con la premiata ditta Renzi – Calenda, che non aspetta altro.

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