Caso Denise, un nuovo testimone chiama in causa un altro membro della famiglia

In una lettera firmata l'autore chiede di essere ascoltato dai pm

di Elisa Scrofani
Denise Pipitone
Cronache
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Denise Pipitone, al vaglio una lettera firmata. Un testimone chiede di parlare con gli inquirenti e chiama in causa il fratello di Anna, Claudio Corona

Il mistero sulla scomparsa di Denise Pipitone, sparita a Mazara del Vallo il 1° settembre 2004, rimane ancora fitto, ma da quando  la procura di Marsala è tornata a indagare sembra crescere il numero di persone che affermano di conoscere dettagli sulla vicenda. Nelle ultime ore è emerso un nuovo testimone che con una lettera firmata ha fatto sapere di avere informazioni utili a chiarificare il caso, informazioni che riguarderebbero Claudio Corona, fratello di Anna, ex moglie di Piero Pulizzi, il padre della bimba.

Voglio la verità su Denise” si legge nella lettera resa (parzialmente) nota in esclusiva dal programma di Milo Infante su Rai2 "Ore 14", ora al vaglio degli inquirenti di Marsala. Il testimone chiede di essere ascoltato dagli inquirenti. “Non sono un collaboratore di giustizia e mai lo sarò. Ho frequentato molto Claudio Corona ma ripeto non sarò mai un collaboratore di giustizia” continua nella lettera. “Ho tante cose da dire per tutelare me e la mia famiglia e forse finalmente scoprire la verità su Denise”. 

Rimangono intanto non confermate le indiscrezioni secondo le quali Anna Corona e Giuseppe della Chiave sarebbero iscritti nel registro degli indagati della Procura. Di recente sono emerse le dichiarazioni di Fabrizio, l'ex fidanzato della figlia di Anna Corona e sorellastra di Denise, Jessica Pulizzi, secondo il quale Jessica avrebbe avuto un ruolo nella scomparsa, mossa da sentimenti ostili nei confronti della madre della bimba, Piera Maggio. Insieme alla confessione di una ex collega della Corona che ha ammesso di aver falsificato  la firma nel registro degli ingressi dell'albergo in cui lavoravano all'epoca, il giorno in cui di Denise si perse ogni traccia.

Piera Maggio, di concerto con il suo legale, l'avvocato Giacomo Frazzitta, ribadisce che la ricerca della verità sul rapimento della piccola Denise non si è mai arrestata ma che "raccontare parzialmente fatti già verificati, facendo allusioni che non portano a nulla, di certo serve solo a creare illazioni e diffamazione". Nei giorni scorsi aveva precisato: "Durante il processo di primo grado, l'unica pista alternativa evidenziata dai legali dell'imputata è stata solo e soltanto la pista Rom, non altri”, e ha aggiunto: “Questo per far comprendere a tutti che, nonostante alcuni dissidi, non esistevano i presupposti per accusare altri appartenenti alla cerchia ristretta dei familiari di Denise, poiché hanno collaborato, le loro posizioni furono vagliate, chiarite ed escluse dall'inchiesta".

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