Torino, stupro di gruppo: "Lo facevano tutti, perché non io?". I dettagli choc

Uno dei sei autori della violenza ha fornito un racconto lungo (27 righe di verbale) e spietato della notte del 10/10, che svela i particolari più inquietanti

Di Redazione Cronache
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Torino, violenza sessuale. Uno tra i membri del branco racconta senza filtri l'orrore collettivo

L'orrore della violenza sessuale di gruppo che si è consumata la notte del 10 ottobre scorso in un appartamento di Torino si delinea sempre più chiaramente. Dei sei autori dello stupro subito dalla giovane coetanea - a cui era stato somministrato alcool ed ectasy  nel corso della serata - uno in particolare ha fornito, in sede di interrogatorio, un racconto lungo (27 righe di verbale), nitido e spietato dell'accaduto, da cui emergono i particolari più inquietanti della vicenda. 

"Sono arrivato al parco a mezzanotte e mezza — è l’inizio della dichiarazione spontanea di uno dei tre arrestati –, ero con tre amici. Con loro è arrivata una ragazza. Le abbiamo offerto molte birre. Le ho dato una pastiglia di ecstasy. Le abbiamo fatto fumare diversi spinelli di hashish. A mezzanotte e cinquanta abbiamo deciso di proseguire la serata da un amico. Abbiamo capito, già lungo il tragitto, che la ragazza era totalmente intontita. Era molto fuori di sé per l’alcol e la droga che aveva preso".

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Il gruppo - riporta Repubblica - che si fa più numeroso (si ipotizza che in casa ci fossero una ventina di persone) raggiunge l’appartamento di uno dei sei indagati per lo stupro. "A casa abbiamo continuato tutti a bere fino alle sei di mattina — ricorda l’arrestato — io e l’amico che aveva portato quella ragazza siamo andati poi a dormire nella camera che c’è di fronte alla cucina. Un’ora dopo mi sono svegliato perché ho sentito dei gemiti provenienti da là. Ho visto uno dei miei amici sopra quella ragazza. Lei era incosciente. Un altro stava sdraiato a fianco a loro e li guardava. Era sullo stesso divano letto dove stavano loro, ricordo che era blu scuro".

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Il resoconto si fa poi amaramente crudo, quando il giovane precisa: "Mi sono avvicinato e il primo ragazzo si è allontanato. Allora sono andato io. Lei era sempre in uno stato di semi incoscienza. Quello che prima era sopra di lei è tornato dal bagno e restando nudo è rimasto lì. Guardava la scena e rideva. La ragazza di colpo ha ripreso un po’ di lucidità. Era scossa, umiliata. Urlava a tutti noi di smettere di fare quello che stavamo facendo".

Poi il triste epilogo: "Le ho cercato le mutandine e gliele ho rimesse. L’ho riaccompagnata giù per le scale. Poi l’ho lasciata lì in lacrime e sono andato via. Mi sono accorto che stava arrivando la polizia". Una frase pronunciata con lo stesso tono con cui il ragazzo - prosegue Repubblica - prima di abbandonarla mentre piange sul marciapiede, le dice: «Stavi dormendo. Tutti facevano così con te. Li ho visti. E ho pensato che potevo farlo anche io".

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