Violenza stazione Milano, “io stuprata e poi colpita con una testata al naso"

Il racconto drammatico della donna marocchina di 36 anni stuprata giovedì notte alla stazione Centrale di Milano

Di Redazione Cronache
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Stupro alla stazione Centrale di Milano, il racconto della ragazza

“Alle 2.30 sono stata avvicinata da un mio connazionale e con lui ho conversato per alcuni minuti e gli ho confidato che mi sarei recata in Francia. Mi ha risposto che anche lui sarebbe andato in Francia”. Inizia così la ricostruzione drammatica della donna marocchina di 36 anni stuprata giovedì notte alla stazione Centrale di Milano.

Come scrive il Corriere della Sera, la Polizia ferroviaria ha raccolto con delicatezza e cura i ricordi della vittima ancora sotto choc a meno di dieci ore dallo stupro. Un atto indispensabile per le indagini del pubblico ministero Alessia Menegazzo che in poche ore arrivano all’identificazione e all’arresto del violentatore.

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Dopo l’amichevole conversazione inizia l’incubo: “Mi ha afferrato la mano destra e mi ha trascinato nei giardinetti”. Il resto sono i particolari orribili della prima delle violenze che si protrarrà per mezz’ora fino a quando lei sviene. A farla tornare all’inferno ci pensa il connazionale tentando di violentarla di nuovo, “senza riuscirci perché opponevo resistenza”.

Le telecamere di sorveglianza alle 5.07 riprendono l’uomo che la trascina per mano. “Mi ha portata dentro la stazione e, giunti nell’atrio adiacente all’ascensore, sul lato destro, mi ha aggredito nuovamente cercando di baciarmi sulla bocca e sul collo e di avere un atto sessuale con me”.

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Tenta di divincolarsi con la forza della disperazione, per domarla lui le sferra “due calci al fianco sinistro” e la tira “dentro l’ascensore cercando ancora di forzarmi ad avere un rapporto sessuale”. La 36enne tenta di trovare aiuto cercando di suonare l’allarme, ma non ci riesce. “Mi ha colpito con una testata al naso e ha sferrato schiaffi facendomi cadere”, racconta tra le lacrime. La telecamera dentro la cabina registra tutto confermando le botte e le umiliazioni che la donna riferisce.

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