Fmi, stop al rialzo dei tassi in Europa ma è presto per invertire la tendenza

Ridotte le prospettive di crescita per il pil del 2023 dall'1,7% all'1,5%

di Daniele Rosa
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Economia

Fmi, l'obiettivo della Bce contro l'inflazione è stato raggiunto

“L’obiettivo della Bce, la Banca Centrale Europea, di contenimento dell’inflazione sembra essere stato raggiunto e quindi non ci dovrebbe essere bisogno di ulteriori aumenti dei tassi di interesse” è quanto sostiene autorevolmente  il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nel suo ultimo rapporto sulla zona euro. Certo che la strategia della Bce (e la Fed non lo è stata da meno), è stata una vera e propria cura “da cavallo” che, in soli 14 mesi, ha fatto schizzare i tassi di interesse da un livello negativo al 4,5%. Il Fmi però ritiene sia “necessaria una politica restrittiva prolungata per garantire che l’inflazione ritorni al target del 2%". Tradotto: scordiamoci ancora per un periodo di tempo sufficientemente lungo che si possa invertire la tendenza e ritrovare il costo del denaro che scende. Così come ritiene il numero uno della Fed Jerome Powell per l’economia americana, anche per l’Europa è previsto un atterraggio morbido anche perchè se l’inflazione sta diminuendo in maniera significativa quella “core” (che non considera gli alimentari e l’energia) è ancora al di sopra degli obiettivi prefissati.

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Fmi, l'inflazione si è risvegliata da due anni e accentuata con la guerra tra Ucraina e Russia

Sotto controllo per molto tempo l’inflazione, un paio di anni fa, si è risvegliata con gli aumento dei prezzi soprattutto energetici, e si è aggravata con il conflitto tra Russia e Ucraina. E’ ripartita in tutto il mondo ma la Fed se ne è accorta circa tre mesi prima ed ha operato velocemente rincarando il costo del denaro, la Bce lo ha fatto con oltre tre mesi di ritardo. Tutti gli analisti sono concordi nel dire che questo ritardo nella decisione dell’Organizzazione guidata da Christine Lagarde è probabilmente costato un punto percentuale dell’intero PIL europeo.

Cosa consiglia allora, nel suo documento, il Fmi? “La Banca Centrale Europea dovrebbe mantenere la sua politica monetaria restrittiva, poiché si prevede che l’inflazione ritorni al livello target entro il 2025 e, l’Eurosistema, dovrebbe continuare a ridurre gradualmente le sue partecipazioni in eurobond. In ogni caso è pur vero che l’inflazione ha ridotto in Europa la domanda interna ma è stata evitata una sostanziale recessione”. Kristalina Georgieva, numero del Fmi, prevede che la crescita nel 2023 sarà inferiore alle aspettative, 1,5% del PIL invece del previsto 1,7%. Un altro suggerimento che si legge nel documento riguarda gli aggiustamenti fiscali che dovrebbero messi in atto da tutti i paesi della zona euro, con il duplice obiettivo di tenere sotto controllo l’inflazione e sostenere gli investimenti pubblici con un adeguato gettito fiscale.

E da ultimo, e su questo obiettivo l’Italia è sicuramente nel visore del Fmi, riguarda la riduzione del debito affinché non vada oltre la sostenibilità. Debiti cresciuti enormemente in molti paesi a causa delle tre crisi degli ultimi 15 anni: la finanziaria dl 2008, la crisi provocata dalla pandemia e la guerra tra Ucraina e Russia. Nessuno, forse per scaramanzia , ha ancora parlato di quella tra Israele e Hamas che potrebbe essere la quarta.

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