Veon, shopping con i saldi per Exor. In tasca il 5% della tlc dell'oligarca

Secondo quanto riporta MF, gli Agnelli hanno investito nella multinazionale fondata a Mosca nel 2009 e controllata dal fondo LetterOne di Fridman e Aven

Economia
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Acquisto della quota a inizio marzo, a conflitto con l'Ucraina già iniziato

Exor va controcorrente e sale al 5,1% di Veon. Stando a documenti consultati da MF-Milano Finanza, a inizio marzo la holding degli Agnelli-Elkann ha arrotondato la sua partecipazione nell'operatore di telecomunicazioni fondato a Mosca, con sede in Olanda, quotato ad Amsterdam e a Wall Street. Dal punto di vista economico si tratta di un esborso modesto per Exor: dopo aver perso circa l'80% da inizio anno Veon vale poco più di un miliardo di dollari. La tesi di investimento appare però interessante e, per così dire, anticonformista.

Il recente tracollo di borsa della tlc è figlio del timore del mercato per i rischi di un coinvolgimento nella crisi ucraina. Veon ha chiuso il 2021 con un giro d'affari di poco meno di 8 miliardi di dollari. Le sue attività in Russia sono responsabili per circa metà del fatturato e la società ha una presenza significativa anche in Ucraina, dove è una delle poche compagnie a garantire ancora connettività. Questi introiti commerciali sono minacciati dall'invasione di Mosca e hanno spinto Fitch a declassare il merito di credito di Veon a B+, livello "spazzatura".

Ad agitare il mercato hanno poi contribuito i legami di Veon con due oligarchi russi finiti nella lista delle sanzioni in Ue e in Regno Unito: Mikhail Fridman e Petr Aven. I due sono co-fondatori e significativi sottoscrittori di LetterOne, fondo che detiene il 48% di Veon, e fino al 7 marzo sedevano nel suo cda. Fridman era anche membro board di Veon, ma si è dimesso il 1 marzo. Queste circostanze, secondo la stessa tlc, dovrebbero salvare Veon dal rischio sanzioni, a maggior ragione perchè anche l'azionista di maggioranza LetterOne è convinto di ottenere per sè un'esenzione dal governo di Londra.

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Ciononostante, secondo il Financial Times, Citi, Ing, JPMorgan e altre banche stanno riesaminando i prestiti concessi a Veon per valutare se comportino o meno il rischio di incorrere in sanzioni. Se tale valutazione avrà esito positivo, Veon potrebbe avere la forza finanziaria di tagliare il ramo russo, di coltivare le sue attività in Paesi asiatici come Pakistan e Bangladesh e cosi' di risollevare i corsi di borsa a beneficio dei suoi azionisti, fra cui Exor.

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