Garlasco, e se Stasi alla fine fosse innocente? Ecco il risarcimento che gli spetterebbe
Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l'uccisione di Chiara Poggi, ha scontato dieci anni di carcere. Le nuove indagini a carico di Andrea Sempio potrebbe cambiare tutto
Alberto Stasi durante l'intervista alle Iene
Garlasco, e se Stasi alla fine fosse innocente? Ecco il risarcimento che gli spetterebbe
La nuova indagine a carico di Andrea Sempio per la morte di Chiara Poggi è andata inevitabilmente a minare certezze che sembravano ormai acquisite con la condanna definitiva nel 2015 di Alberto Stasi, fidanzato della giovane di Garlasco uccisa nel 2007. Le indagini e le perquisizioni in corso oggi rischiano di scuotere ulteriormente l'impianto delle indagini che portarono al processo nei confronti di Stasi. Con ricerche all'interno dei dispositivi informatici non solo di Sempio, ma anche di suoi due amici non indagati, Roberto Freddi e Mattia Capra. E soprattutto con la ricerca della potenziale arma del delitto, mai identificata, in un canale a Tromello. Forse un attizzatoio. Come quello che due distinte testimonianze (una poi ritrattata del 2007, una ancora inedita che le Iene manderanno in onda il 20 maggio) collegherebbero in qualche modo a Stefania Cappa, cugina di Chiara Poggi, avvistata in bicicletta con tale oggetto nei pressi della villetta di Garlasco.
Molto deve ancora essere chiarito. Ma in queste ore di assoluta incertezza è inevitabile che qualsiasi suggestione può farsi largo. Compresa quella dell'innocenza di Alberto Stasi. Restando nel campo della pura speculazione, se al termine di questa nuova indagine si provasse che Stasi è estraneo al delitto per cui è stato condannato, a quale risarcimento avrebbe diritto?
Stasi vittima di un errore giudiziario? Il risarcimento sarebbe milionario
Poniamo i termini della questione. Stasi, oggi 41enne, è stato condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di reclusione. Ne ha scontati quindi ad oggi dieci. Ma da aprile gode della semilibertà e lavora come centralinista per una compagnia telefonica nel carcere di Bollate. Secondo quanto stabilito dalla Cassazione dovrebbe anche risarcire la famiglia Poggi con un milione di euro. Ma non starebbe versando i due quindi dello stipendio come previsto.
Ora, va detto che non esiste un calcolo automatico per chi ha subito un errore giudiziario, ma è possibile fare una stima ragionevole sulla base dei risarcimenti riconosciuti negli ultimi anni. Nel 2022, lo Stato ha pagato quasi 10 milioni di euro per otto errori giudiziari riconosciuti, con una media superiore dunque al milione di euro per caso. Esempi recenti suggeriscono che chi ha passato dieci anni in carcere da innocente può ottenere tra 1 e 3 milioni di euro, a seconda di alcune variabili. Una persona giovane, come ancora è Alberto Stasi, ha perso potenzialmente più anni di lavoro e costruzione di vita, anche in termini di mancate opportunità professionali. Possono incidere poi altri aspetti come condizioni carcerarie, sovraffollamento, violazioni della dignità o danni psicologici e familiari documentati. A questi elementi si aggiungono inoltre altre spese che possono essere rimborsate. Parliamo di spese legali, viaggi, soggiorni per difendersi. In alcuni casi può essere prevista una rendita vitalizia, non solo un importo una tantum.
Il caso Zuncheddu: oltre 30 anni di carcere da innocente
Nel caso emblematico di Beniamino Zuncheddu, l’ex pastore sardo rimasto in carcere per oltre 30 anni da innocente, si parla di un risarcimento milionario ancora in fase di quantificazione. Una prima cifra simbolica, 30mila euro, è già stata riconosciuta per il trattamento subito in cella. Il vero risarcimento, però, sarà calcolato tenendo conto di tutta la sua vita distrutta dietro le sbarre.
L’errore giudiziario viene riconosciuto solo dopo un processo di revisione, un istituto eccezionale del nostro ordinamento, ammesso solo in presenza di nuove prove determinanti. Non è un percorso semplice: negli ultimi trent’anni sono poche decine le sentenze annullate dopo essere diventate definitive. Per questo motivo, la responsabilità dello Stato in questi casi è considerata estremamente grave. Non si tratta di una semplice “svista” in fase istruttoria, ma di un errore che ha prodotto conseguenze irreversibili: anni di privazione della libertà, reputazione distrutta, relazioni interrotte, salute mentale compromessa.
Cosa diversa dall'errore giudiziario è invece l'ingiusta detenzione. Che si verifica quando una persona subisce una misura cautelare (carcere o domiciliari) e viene poi assolta in via definitiva. Il risarcimento, in questo caso, è regolato dalla legge e ha un tetto massimo di 516.456,90 euro.
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