Guerra ucraina, scende in campo il mago Draghi

L'opinione di Enrico Andreoli
Politica
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Guerra Russia Ucraina, Draghi garante della sicurezza d'Europa e non solo dell’Ucraina

 

Se l'Italia si fa garante della sicurezza dell'Ucraina, come chiede oggi Kiev, la domanda naturale è: chi garantisce l’Italia? E' chiaro adesso quale fosse il motivo sottostante il silenzio, la marginalità di Draghi, nella questione ucraina.. Il protagonista entra in scena al suo momento con un gesto che lo colloca nel punto di equilibrio.

La grandezza di Draghi, la sua 'draghità', sarà quella di definire l'equilibrio come garante ultimo del garante; definire il punto di equilibrio della composizione degli interessi che hanno espresso il loro contrasto nella forma della guerra. La pace, da che mondo è mondo, è la composizione di un nuovo equilibrio tra forze contrapposte, innanzitutto economicamente. Quando c'è un vincitore netto - USA sul Giappone - allora l'esercizio è semplice ma quando nessuno ha vinto e nessuno può ammettere di aver perso, allora la questione diventa complicata.

Ciò che è complicata è la definizione dei parametri da tener in conto nella ricerca del punto di equilibrio. Sullo sfondo, ovvero al radice il problema è unicamente quello di determinare la ragione di scambio tra materie prime e tecnologia. La ridefinizione del valore di questo rapporto è per la Russia assolutamente inderogabile perché tra 25-35 anni la fusione nucleare

a) “industrializzata”

b) distribuita sul territorio europeo con impianti di piccola scala, a sicurezza intrinseca,

c) con riciclo del combustibile,

d) impatto ambientale prossimo alla zero

farà crollare il prezzo del gas e porterà la Russia sul lastrico.

 

Per questo motivo, puramente tecnologico, la Russia deve dotarsi entro i prossimo 20 anni di una possente industria leggera in grado di generare un volume di beni di consumo pro-capite non inferiore a quello dell’Europa occidentale.

Tutto ciò premesso consente di prevedere che Draghi condizionerà il suo ruolo di garante alla definizione continentale di un PNRR post-conflitto, ovvero di un piano di rinascita dell’Europa che tra le sue fibre avrà il processo di democratizzazione delle Russia. Che la Russia diventi democratica è l’unico obiettivo politica in grado di garantire Europa contro inevitabili guerre future. Bisogna far trangugiare alla classe dominate russa l’amaro calice della Rivoluzione Francese.

Si potrebbe cominciare con il sequestro, parziale e proporzionato, dei capitali nascosti in Svizzera dagli oligarchi russi, stimato in 150 mld di Euro. Capitali con cui ricostruire quanto distrutto in Ucraina secondo standard europei che ottimizzano i consumi energetici. Non dubito che Draghi giocherà questa carta. Poi, lentamente e senza scosse, la penetrazione dello spirito democratico europeo in Russia. Altra strada non c’è. Altro che Drago del Giambellino, è un mago.

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