Buonasanità
Medicina difensiva, un caso

La MEDICINA DIFENSIVA consiste in quell'insieme di pratiche diagnostiche e misure terapeutiche che, oltre ad assicurare la salute del paziente, garantiscono la responsabilità medico-legale.
La medicina difensiva può essere POSITIVA o NEGATIVA. Quella POSITIVA si esplica attraverso un comportamento cautelativo di tipo preventivo, che si applica ricorrendo a prestazioni (analisi, visite, trattamenti) non necessari.
Quella NEGATIVA si pratica invece attraverso l'astensione dal trattamento nel caso in cui il medico eviti di occuparsi di determinati pazienti o di eseguire interventi ad alto rischio.
Attualmente la medicina difensiva è ritenuta un fenomeno da arginare nell'interesse del medico, del paziente e delle casse dello stato.In Italia, infatti, pesa per oltre il 10% sulla spesa sanitaria!
Tra i rimedi suggeriti, quelli di orientare la formazione degli studenti in medicina verso una maggiore attenzione al rapporto medico - paziente, rendere gli orari di lavoro meno stressanti, favorire il ricorso alla conciliazione nel caso di errori medici.
Avendo reso rapidamente l'idea ai "non addetti ai lavori" di quello che rappresenta la tanto tristemente famosa MEDICINA DIFENSIVA, ritengo utile fare un esempio pratico di quanto sempre piu' spesso per un medico si renda necessario nell'attività quotidiana fare ricorso ad una "apparente" eccesso di indagini diagnostiche.
Circa dieci anni fa, durante un turno pomeridiano in pronto soccorso, arrivava alla mia osservazione un giovane paziente deambulante che riferiva di essere caduto da un'altezza di circa un metro. All'esame obiettivo lamentava un dolore modico al piede sinistro per cui, pur non formulando una ipotesi diagnostica di frattura ossea, ritenni per sicurezza utile l'esecuzione di una radiografia, successivamente esitata negativa nella refertazione del collega radiologo di turno!
Non contenta, scrissi comunque sul mio referto di pronto soccorso che il paziente sarebbe tornato al mattino successivo per eseguire una visita ortopedica, atta all'eventuale posizionamento di un gambaletto che garantisse il riposo assoluto dell'arto per qualche giorno.
Del paziente non ebbi più notizia, finché circa un anno dopo fui informata dal direttore sanitario che questi aveva denunciato l'ASL, il medico di pronto soccorso, il medico radiologo e l'ortopedico per MANCATA DIAGNOSI DI FRATTURA SCOMPOSTA DI TALLONE!
Ovviamente, confortati dalle immagini radiografiche che mostravano un tallone assolutamente integro, desumemmo che il paziente a distanza di tempo si era procurato altrove la frattura ed aveva pensato bene di addebitare al nostro ospedale l'omissione di diagnosi, nella speranza di un cospicuo risarcimento economico.
Come fortunatamente spesso accade, la cosa non ebbe seguito e il paziente fu smascherato perché aveva esposto denuncia anche contro l'ortopedico dal quale non si era neppure recato, come da consiglio sul mio referto!
Immaginate dunque se quel pomeriggio, sicura del mio intuito medico e delle mie conoscenze, io non avessi sottoposto il paziente a radiografia del piede.... Se soltanto mi fossi permessa il lusso di "sopravvalutarmi", non avrei avuto prove per dimostrare la reale assenza di frattura!
Ossia, avrei da sola "pagato" per la mia distrazione nel sottovalutare la malafede del furbetto in questione! Tanti i casi reali di malasanità, ma sempre più in aumento gli episodi di presunti errori medici per meri scopi di lucro, da PREVENIRE....ANCOR PRIMA DI CURARE!