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Lo sguardo libero
Caso MPS, ragionevoli le condizioni poste da Unicredit per l’acquisizione

Unicredit dovrebbe acquisire il Monte dei Paschi di Siena o “pezzi” di essa. Matteo Salvini parla “di disastro targato Pd che sta facendo saltare la più antica banca del mondo”. Tuttavia le imprese non sono eterne e se mal gestite possono morire. Il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco ritengono l’operazione così come architettata la migliore soluzione in campo. Il ministro dello Sviluppo economico e vicesegretario della Lega, il “bocconiano” Giancarlo Giorgetti, concorda con la linea governativa. Si lascino perdere altre dichiarazioni retoriche e populiste che non entrano nel merito tecnico.

MPS ha come principale azionista lo Stato, che detiene oltre il 64% del capitale. Lo Stato già nel 2017 spese 5,4 miliardi per salvare l’istituto senese, per evitare che si creasse un effetto domino negativo sul sistema bancario nazionale. Il salvataggio pubblico  fu approvato all’Unione europea  a patto che lo Stato uscisse da MPS entro il 31 dicembre 2022. Per giunta negli stress test, condotti da Eba, l’autorità di vigilanza europea, MPS  risulta tra le peggiori 50 banche considerate sistemiche. La banca rischia di fallire in caso di tempesta  congiunturale e ciò potrebbe avere conseguenze sia per l’Italia che per l’Ue.

Presidente di Unicredit è l’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che ha lasciato il seggio di parlamentare nel collegio di Siena. Di qui la polemica, che sembra però strumentale, ingigantita dal fatto che per quello scanno corre il segretario del Pd Enrico Letta. La proposta che il CEO Andrea Orcel  - che ha sostituito Jean  Pierre Mustier su volere del nuovo CdA di Unicredit presieduto da Padoan  - è ragionevole e di buon senso. E’ lo Stato che “chiede” a Unicredit di valutare di acquisire alcuni rami di MPS e sono quindi legittime le clausole che pone Orcel, ossia che i crediti deteriorati causati dalla vecchia gestione non obblighino Unicredit a fare un aumento di capitale, come prevede in questi casi la Bce. Tecnicamente, Unicredit vuole tutelare il proprio Tier 1, ossia la componente primaria del capitale di rischio di una banca, fatta da capitale azionario (azioni ordinarie e privilegiate), riserve e utili non distribuiti al netto delle imposte, che per le banche sistemiche, deve essere come minimo pari all'8%. Le stesse clausole, non va dimenticato, sono quelle che domandò Carlo Messina, CEO di Intesa San Poalo, quando acquisì, su “invito” dello Stato, le banche "venete".

Matteo Salvini qualche giorno fa ha proposto di fare di MPS una sorta di terzo polo nazionale bancario territoriale. Tale presenza è già espressa dalle Banche di credito cooperativo, che hanno fatto a suo tempo la fortuna del Paese e continuano  a essere vicine alle imprese in loco. Inoltre molte banche nazionali, a partire da Intesa San Paolo, sono organizzate con divisioni chiamate “banche dei territori”. Se si vuole dar vita a una banca pubblica territoriale, ciò è impossibile perché una banca privata non può essere salvata dallo Stato. Tutti gli orientamenti dell’Ue sono contrari alla gestione pubblica delle banche, che in passato in alcuni casi ha portato a conseguenze molto negative. Si pensi al cosiddetto bail-in, l’istituto giuridico introdotto nell'ordinamento italiano nell'ambito del recepimento della direttiva europea BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), che disciplina il risanamento e la risoluzione in ambito bancario.

MPS ha 20.000 dipendenti, di cui 3.000 a Siena. Si è parlato di un taglio fino a 6.000 unità. Se questa operazione di M&A (Mergers and Acquisitions) andrà in porto, si dovrà tutelare il personale il più possibile. I bancari, per esempio, hanno un fondo per i prepensionamenti di anticipo fino a sette anni. Tuttavia c’è da mettere in conto che a volte, per rimettere in carreggiata un’organizzazione, dei tagli possono essere necessari. MPS ha avuto risultati positivi negli ultimi anni, ma Unicredit avrà beneficio da questa operazione, se riuscirà a mettere a fattor comune le risorse tra le due banche. Qualcuno ha parlato anche di tutela del marchio. Con l’importanza che riveste oggi il marketing nella gestione aziendale, nessuno vorrà certamente disfarsi di quello della banca più antica del mondo.

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