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L’INTERVISTA/ Grassi (Tea Energia): “Italia in ritardo nelle rinnovabili””
Raimondo Grassi, docente universitario, presidente e AD di Tea Energia, vicepresidente e azionista di riferimento di Ase Spa e di Leat Spa

"Troppa burocrazia nell’autorizzare i lavori"

A causa della guerra in Ucraina, in base alle stime del Governo le importazioni nette di energia nel 2022 da parte dell’Italia potrebbe salire a 100 miliardi. Nel 2021 erano state pari 43 miliardi. Un aumento di quasi 60 miliardi, circa tre punti di Pil. In questa intervista facciamo il punto con Raimondo Grassi, docente universitario, presidente e AD di Tea Energia, azienda attiva nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili, e vicepresidente e azionista di riferimento di Ase Spa (Aerospace Electrical System) e di Leat Spa, entrambre operanti nel comparto aeronautico.

Presidente Grassi, come giudica le misure messe in atto dal Governo italiano, a partire dalla diversificazione degli approvvigionamenti, che ha ridotto la dipendenza dalla Russia e aumentato l’arrivo di gas da altri Paesi, come l’Algeria e l’Azerbaijan?

Sono sicuramente delle misure che in un regime emergenziale creatosi a seguito della guerra, possono risolvere gran parte del problema, ma bisogna considerare la grande influenza della Russia su questi Paesi. C’ è la necessità di attivare un piano organico di misure integrate fra loro con due obiettivi precisi: primo ridurre il consumo gasiero con la riconversione; secondo, aumentare la produzione di energia da altre fonti.

Di questi giorni è la proposta di mettere un tetto al prezzo pagato dai Paesi dell’Ue nei confronti del gas russo. Che cosa ne pensa?

Che difficilmente si raggiungerà un accordo fra gli stati membri, perché ognuno ha i propri contratti di fornitura con prezzi bloccati anteguerra e poi vi è grande disparità di bisogno di gas tra gli Stati.

Quale la sua opinione sui rigassificatori?

In questo particolare momento sono strategici ed in Italia abbiamo pochissimi impianti. 

Nel 2006 è stato tra i primi in Italia ad occuparsi di energie rinnovabili come progettista e costruttore di grandi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, figurando tra i maggiori esperti in questo campo. Le rinnovabili che ruolo possono avere?

Le rinnovabili producono energia da fonti green ma non possono rappresentare l’unica soluzione per l’emergenza elettrica soprattutto in una situazione burocratica così complicata in Italia bisogna semplificare le procedure autorizzative ridurre la tempistica noi ad oggi abbiamo la quota di rinnovabili più bassa tra le nazioni europee.

Che vantaggi possono avere le aziende a investire in sostenibilità?

Potranno ottimizzare i costi di produzione affrancarsi dalla dipendenza energetica da fonti fossili e contribuire a diminuire in maniera sensibile l’inquinamento e non ultimo avviarsi verso la transizione ecologica. 

Come può essere venduto il surplus di energia prodotta?

Oggi vi è la possibilità di utilizzare pacchetti di energia da fonti rinnovabili sul mercato libero a prezzi diversi a seconda del mercato. Inoltre, la sovraproduzione può essere impiegata a scopi sociali per le famiglie in difficoltà ed a prezzi bassi per le imprese.

Si parla molto di ESG – Environmental (ambiente) Social e Governance, i cui criteri dovrebbero indirizzare i comportamenti e i prodotti delle aziende e della finanza. 

Sì, bisogna aumentare la coniugazione tra ESG aziende e finanza per declinare sempre di più l'ambiente, il sociale, le attività produttive e la finanza che deve guardare oltre allo stretto tornaconto. Bisognerebbe iniziare ad inserire nei piani industriali e di investimento, tra le voci di rendimento, la sostenibilità ambientale l’impatto sociale. I vantaggi vanno oltre i freddi numeri.

C’è il rischio anche del cosiddetto green washing, del fatto che si utilizzino tali caratteristiche per finalità di marketing. Cosa ne pensa? 

Pienamente d’accordo le due cose debbono andare di pari passo. 

Diversi politici e osservatori propongono di rivedere la politica energetica nazionale, investendo nel nucleare. È una buona idea?

Sì al nucleare di quarta generazione, piccole centrali sicure e ben distribuite. Non dimentichiamo che il nucleare è nato in Italia. 

L’attività di progettista e di designer l’ha portata ad occuparsi a vario titolo di importanti interventi di rigenerazione urbana. A che punto siamo in Italia? Ricordiamo che la rigenerazione urbana è anche un tema che rientra nella prospettiva del piano europeo Next Generation EU?

Siamo purtroppo indietro grazie a quella che definisco “burofollia”. Bisogna semplificare, velocizzare gli iter autorizzativi per creare lavoro; soprattutto per i giovani. Inoltre, la rigenerazione urbana è molto importante soprattutto nel nostro paese per la presenza di un tessuto urbano consolidato e ricco di storia.

Che messaggio particolare vuole dare?

Oggi più che mai, è necessario l’impegno di tutti noi assieme, coesi, animati da un fine comune; salvare il nostro Paese. Migliorarlo, mantenerlo e, farlo crescere. Non pensiamo che possa essere solo un compito della politica e delle istituzioni, bensì una responsabilità condivisa. Noi parte di un tutto. Solo così possiamo farcela! 

 

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