Lo sguardo libero
Più chiarezza nella comunicazione del Quirinale

L’etichetta nasce per facilitare le relazioni sociali, non per escludere
Da che mondo è mondo, potere è sapere
Nella democrazia italiana il presidente della Repubblica, che rappresenta la nazione ed è la prima carica dello Stato, ha come dire sostituito il re – e del resto risiede al Quirinale, il palazzo che fu dei Savoia. Da che mondo è mondo, potere è sapere e quest’ultimo è anche comunicazione. Quella del Quirinale, con tutto il rispetto, a volte sembra criptica ed elitaria.
Si legge sul Corriere della Sera di oggi, in un articolo sull’incontro di ieri tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la premier Giorgia Meloni: <<Certo ha detto la sua, il capo dello Stato, ordinando allo staff di comportarsi con i mass-media come prigionieri di guerra: nome, grado, numero di matricola. Cioè, tacere. Ne fa fede la laconicissima comunicazione che rimbalza da lassù alle 19:50: “Colloquio terminato, ora scarsa, studio alla Vetrata”>>.
Se è vero, come scrive Giacomo Leopardi, che “compito dell’arte è nascondere l’arte”, la chiarezza è un principio irrinunciabile in senso lato della democrazia. L’etichetta – che serve per facilitare le relazioni sociali, non per escludere - si studia su libri alla portata di tutti, il che conferma la regola che in democrazia il merito conta più delle origini. E così si spiegano i cerimoniali per così dire autoreferenziali di alcune case reali. Un esempio? La famiglia Rossi decide che la tazzina del caffè si prende con la mano sinistra, chi non lo sa è un maleducato.