Lo sguardo libero
Dittature in affari: Trump lascia l’Ucraina senz’armi, Kim spedisce uomini a morire per Putin

Donald Trump ha deciso: basta armi all’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno bloccato la consegna di batterie Patriot, munizioni per HIMARS (sistema lanciarazzi mobile di precisione), missili antiaerei e artiglieria guidata, lasciando Kiev con le scorte contate proprio mentre l’esercito russo intensifica l’offensiva. È la seconda sospensione dall’inizio dell’anno. Nessuna nuova richiesta di fondi è stata presentata al Congresso. La Casa Bianca parla di “riequilibrio delle priorità interne”. Tradotto: Washington si sfila, Kiev resta sola.
E mentre gli Stati Uniti si allontanano, Mosca arruola e spedisce al fronte carne da macello nordcoreana. Secondo fonti attendibili, sarebbero circa 15.000 i soldati nordcoreani già dispiegati in territorio russo, con 4.700 vittime complessive, di cui circa 600 morti e 4.100 feriti. Spesso giovani mandati a morire in trincee per una guerra che non li riguarda; cresciuti nel regime eremita di Kim Jong-un, sottoposti fin dall’infanzia a un lavaggio del cervello sistematico. È un orrore dentro l’orrore, un baratto di vite umane tra due dittature. Ed è gravissimo che, a 2.000 chilometri dall’Italia, si combatta una guerra europea con giovani asiatici mandati al macello per conto di due tiranni.
Che Trump agisca così non sorprende: è coerente con l’ideologia isolazionista e brutale del suo “Make America Great Again”. Negli Stati Uniti stessi, come in Europa — Italia compresa — in molti non vedono l’ora che questo mandato finisca. Perché tra dazi, tensioni commerciali, attacchi alla stampa libera e disprezzo per le istituzioni multilaterali, Trump non sta solo isolando l’America: sta minando l’intera architettura democratica e l’economia dell’Occidente. Tuttavia, la vera sorpresa è la disinvoltura con cui un autocrate come Vladimir Putin approfitta del vuoto lasciato dagli Stati Uniti. Nessuna esitazione, nessun freno morale, nessuna diplomazia. Solo calcolo e sangue.
L’Europa, pur con tutti i suoi limiti, fa la sua parte: tiene il fronte diplomatico, sostiene economicamente Kiev, cerca l’unità tra 27 Paesi diversi e continua a fornire armi, aiuti civili e copertura politica. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito il sostegno “finché sarà necessario”, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato l’ennesimo appello all’Occidente a non cedere, e anche il governo italiano con Giorgia Meloni ha confermato l’impegno in sede UE e NATO.