Lo sguardo libero
Sinner: il ritorno, le tasse e l’onestà — una parola da maneggiare con cura

Jannik Sinner (foto Lapresse)
Jannik Sinner è tornato. Accolto da un’ovazione al Foro Italico di Roma, ieri ha parlato davanti ai giornalisti con la consueta sobrietà. Alla domanda sul suo legame con il pubblico, ha risposto: “Forse la gente mi apprezza perché sono onesto e non finto.” Una frase semplice, diretta, che ha suscitato simpatia, ma anche qualche riflessione.
Sinner ha attraversato mesi delicati, a partire dallo stop legato al caso di clostebol, una sostanza vietata rilevata in seguito a un controllo antidoping. La sua versione è stata accolta con rispetto – e il suo ritorno con entusiasmo – ed è probabile che la parola “onestà” sia stata usata anche in riferimento a quella vicenda.
Ma proprio perché quel termine evoca una virtù tanto centrale, vale la pena osservarlo da ogni prospettiva. Sinner risiede a Montecarlo, come molti sportivi, dove il regime fiscale è assai favorevole. È una scelta del tutto comprensibile, soprattutto nel mondo dello sport professionistico.
Come ricordato con forza dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, davanti a milioni di italiani, nel discorso di fine anno del 31 dicembre 2022: “La Repubblica è di chi paga le tasse.” Un’affermazione che va oltre il semplice rispetto della legge e richiama il senso di responsabilità verso la collettività.
Naturalmente, il contesto italiano presenta molte contraddizioni: sprechi, corruzione, privilegi ingiustificati, mancanza di merito – anche nelle istituzioni – sono sotto gli occhi di tutti. È onesto, in senso lato, che una persona senza particolari competenze sieda in Parlamento per logiche di appartenenza? È giusto chiedere il massimo ai cittadini, quando lo Stato non sempre offre esempi virtuosi?
Nessun giudizio, nessuna accusa. Solo una riflessione pubblica, legittima, su cosa significhi oggi essere onesti in un Paese come l’Italia — e su come certe parole, quando pronunciate da figure pubbliche che dalla fama ricevono visibilità, onori e riconoscimenti istituzionali, meritino di essere ascoltate e valutate con attenzione proporzionale alla loro forza.