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Politicamente scorretto
Greta, il vero problema climatico è la questione demografica
E' esploso l'allarme climatico.
Meglio dire, è risuonato l'allarme, perchè le manifestazioni in favore del clima hanno una loro ciclicità nel corso degli ultimi 40 anni.
Battaglie storiche contro il nucleare, contro la deforestazione, contro l'inquinamento in genere, che ciclicamente in virtù di determinati periodi storici e politici, vengono portati alla ribalta dai mass media.
Oggi, la protagonista è Greta, la ragazzina svedese ormai icona della difesa dell'ambiente, generatrice del nuovo movimento ambientalista composto prevalentemente dai suoi coetanei di mezzo mondo intenta a difendere il suo/loro futuro compromesso dalla devastazione climatica.
Un movimento che è riuscito mediaticamente a far breccia nei "cuori" di molti eminenti politici e uomini di cultura di quel mondo occidentale "colpevole" del mutamento climatico del Pianeta.
Una voce che ha sortito la presa di posizione dei governi di 65 nazioni riuniti all'Onu, che hanno espresso l'intenzione (si badi bene l'intenzione, non la ferma volontà, solo 20 hanno manifestato l'impegno legislativo) di arrivare a zero emissioni di ossido di carbonio nel 2050.
La stampa mainstream ha trovato la nuova paladina del futuro della Terra.
E' Greta.
Con un visino sempre imbronciato, due treccine bionde, uno sguardo di monito, la ragazzina scandinava grida ai 4 venti di fare qualcosa per salvare il mondo dall'inquinamento, per salvare i suoi sogni che le generazioni precedenti le hanno distrutto.
Una ragazzina, come giusto che sia, non deve trovare soluzioni, ma ha il diritto di fare domande, di fare appelli, di urlare il suo stato di paura, di ansia, di angoscia, il suo stato di dolore.
Peccato però, che le sue invettive siano un poco unidirezionali, contro quell'Occidente capitalista, storico predatore delle risorse naturali.
Una colpa non imputabile per la sua giovane e innocente età, che inevitabilmente viene condizionata dal battage mediatico degli "enemedia" storici accusatori del cattivo, arcigno, mefistofelico, mondo occidentale composto dagli USA e dai suoi antichi alleati che un tempo venivano identificati nel Patto Atlantico della Nato.
Come darle torto, del resto per decenni i maggiori consumatori delle risorse e della distruzione climatica sono stati quel "blocco" geo-politico, anche perchè la libertà di stampa metteva in risalto "solo" quelle nefandezze.
Ora , però, da oltre un quarto di secolo, la tanto declamata e adorata globalizzazione ha mutato radicalmente le forze "in campo" anche sul piano della produzione degli elementi inquinanti, o meglio si è venuti a conoscenza di quanto accadeva "oltre Cortina" (ovviamente non la meravigliosa località dolomitica, ma quella linea divisoria che divideva il blocco americano da quello sovietico, senza dimenticare l'immenso territorio cinese).
Basta ricordare cosa accadde a fine aprile 1986 a Chernobyl, cittadina ucraina, allorchè con lo scoppio di un reattore di una centrale nucleare, si propagò per mezzo Europa, una nube radioattiva con conseguenze drammatiche a livello sanitario.
Solo dopo alcuni giorni venne lanciato l'allarme.
Migliaia di persone residenti nelle vicinanze della centrale si ammalarono gravemente, e ancora oggi non vi è un' univoca opinione riguardo i reali danni che provocò quel incidente.
Una mancanza di univocità per ragioni politiche e ideologiche che vedevano contrapporsi le due fazioni sostenitrici dei due "blocchi" protagonisti della Guerra Fredda, USA e URSS.
Una contrapposizione che non poteva non riguardare anche la delicata questione climatica.
Ancora oggi, quella diatriba esiste sempre, con la componente esclusivista dell'ambientalismo militante di certa sinistra che pone al centro delle sue invettive e delle sue battaglie solamente la parte "ex NATO", facendo finta di dimenticarsi quanto accade in quei Paesi ex Terzo Mondo , ora nuove "tigri" economiche, potentati finanziari, industriali, agricoli, e ultimo , ma non ultimo in fatto di importanza, "demografici".
Già, perchè Greta e i suoi battaglieri difensori climatici, non hanno speso una parola, un gesto, un richiesta a quella parte di mondo composta da oltre 4 miliardi di abitanti che in fatto di emissioni inquinanti sono, ahinoi, all'avanguardia.
Basti pensare alla Cina e alle sue mire espansionistiche mondiali.
Progetti di costruzione di centinaia di centrali a carbone nei più disparati distretti del Paese del dragone.
La cementificazione selvaggia in Africa con la costruzione di migliaia di infrastrutture, oltre allo sfruttamento abnorme delle ricche risorse minerarie del continente nero. Risorse indispensabili per la produzione dei più moderni prodotti tecnologici.
Acquisizione di migliaia di ettari di terreno agricolo per la coltivazione di decine di prodotti da esportare in tutto il Pianeta.
Una vera e propria neo-colonizzazione "sancita" anche dall'elezione alla presidenza della FAO da Qu Dongyu, ex ministro dell'economia cinese.
A ruota della potenza cinese, si possono annoverare l' India, l' Indonesia, e le altre nazione del sud est asiatico.
Nazioni con PIL a quasi due cifre, ma anche tra i maggiori responsabili dell'inquinamento.
L'Indonesia  ad esempio, è il secondo responsabile in fatto di inquinamento per plastica dopo la Cina.
E' la bramosia spasmodica creata dal progresso, dal benessere, da quel tenore di vita sconosciuto fino a qualche decennio fa.
Come impedire a miliardi di persone di poter avere un' esistenza caratterizzata dagli "agi occidentali" ?
Già, perchè, il vero problema climatico di cui Greta si erge a paladina è il numero di abitanti che vivono sul nostro Pianeta.
Green economy, Green new deal, tutte lodevoli speranze, intenzioni, e intelligenti progetti, ma l'impatto di oltre 7 miliardi di persone in costante e inarrestabile crescita quale potrà essere anche solo a livello di spazi e di densità di popolazione ?
Meno plastica, meno automobili inquinanti, meno utilizzo di prodotti di origine fossile, ma pochi riescono a rivoluzionare la loro vita.
Chi riesce a ridurre il consumo di carne nella dieta giornaliera, visto che gli allevamenti intensivi producono una quantità di inquinamento quasi quanto USA e Cina ?
Nulla di radicale, nulla di estremistico come una scelta vegana o vegetariana, ma quanti miliardi di persone sono consapevoli di cosa generi il consumo abnorme di carne ?
Si è consapevoli della necessaria radicale trasformazione della produzione di carne, abolendo gli allevamenti intensivi in cui vengono utilizzati tonnellate di antibiotici che hanno creato il pericolo di super-batteri antibiotico resistenti ?
Si è in grado di mutare almeno in parte le nostre abitudini quotidiane ?
Si è in grado di rinunciare ai numerosi viaggi vacanzieri annuali in ogni angolo del mondo, per diminuire le emissioni nocive di migliaia di aerei che solcano i cieli del Pianeta?
Si è in grado e si ha la volontà di diminuire gli acquisti frequenti, reiterati e compulsivi di prodotti voluttuari come l'abbigliamento, l'hi-tech, e la cosmesi ? 
Perchè questi sono i nostri usuali consumi che stanno soffocando il Pianeta al di là delle contrapposta teorie scientifiche riguardo i mutamenti climatici.
E tali consumi sono esponenzialmente e inevitabilmente aumentati con la crescita demografica degli ultimi 40 anni.
Alcuni studiosi, tra cui il professor Sartori, hanno sostenuto la necessità di un reale e costante controllo demografico, vera soluzione salvifica per il genere umano e tutto l'ecosistema di flora e fauna.
Un argomento "politicamente scorretto" , abiurato, osteggiato, combattuto dalle religioni e dai potentati finanziari.
Chi per ragioni dogmatici (le religioni), chi per ragioni economiche (i potentati finanziari e industriali), l'arresto della crescita della popolazione mondiale non è un "progetto" da seguire e da applicare, ma è l'unica soluzione possibile per la salvezza di questo nostro vecchio mondo.
Il resto è solo ideologia, sogni, urla di una giovane ragazzina, diventata icona mass-mediatica.
 
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