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Coronavirus
Covid, 1 italiano su 4 è complottista. Giovani tra 25 e 34 anni i più scettici

Crescono i complottisti sul Covid-19 in Italia: un italiano su quattro ritiene che il virus sia stato creato per manipolare i cittadini e per acquisire potere. È quanto emerge dallo studio condotto dalla società di monitoraggio Swg relativo alla settimana dal 16 al 22 novembre.
Il 25% del campione intervistato da Swg ritiene che il virus sia frutto di un complotto, dato in aumento del 6%, rispetto al 19% della rilevazione dello scorso 19 settembre.
In particolare il 20% ritiene che il virus sia stato creato in laboratorio e diffuso di proposito per modificare gli equilibri mondiali, mentre il 5% ritiene che sia usato per controllare le persone e l’economia, ma di fatto non esiste.
Tra i complottisti, inoltre, è del 33 la percentuale di chi ritiene che si tratti di un virus creato dai cinesi per indebolire gli altri Paesi. Il 21% ritiene che sia stato, invece, creato dalle multinazionali del web per arricchirsi, mentre il 20% degli intervistati punta il dito contro le élite mondiali e una presunta volontà di instaurare una dittatura sanitaria. Infine, dallo studio Swg, emerge che il 16% pensa che il virus sia stato creato dalle mafie per arricchirsi e ampliare il proprio potere.
Per il 53% degli italiani la versione sull’epidemia offerta dai media e dalle istituzioni è realistica, ma il 21% degli intervistati ritiene che sia esagerata e che, in realtà, la situazione sia molto meno grave. In particolare il 32% degli scettici dichiara di votare per il centrodestra, e il 27% ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Dalla rilevazione, emerge, inoltre che per il 20% la situazione raccontata da media e istituzioni sia sottostimata mentre sarebbe molto più grave.
La diffidenza sul vaccino Covid-19 è più elevata se venisse prodotto in Paesi come Cina e Russia. Dal sondaggio Swg emerge che il 71% degli intervistati non si fiderebbe di un vaccino prodotto in Cina o in Russia. La fiducia sale, invece, al 75% se il vaccino fosse prodotto in Italia, del 67% se provenisse da altri Paesi europei e del 57% se prodotto negli Usa. 

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