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Coronavirus
Covid, in una settimana ricoveri su del 36%. Rallenta l'incremento dei casi

Covid, monitoraggio Gimbe: in sette giorni le terapie intensive passano da 258 a 189 

Cala il numero dei nuovi casi di Coronavirus in Italia, ma aumentano i ricoveri e le terapie intensive. La conferma arriva dal consueto monitoraggio settimanale riferito al periodo 28 luglio-3 agosto di fondazione Gimbe. In particolare, i pazienti ricoverati in area medica crescono del 36,3%, mentre quelli in terapia intensiva del 36,5%. I numeri assoluti rimangono comunque bassi, ma con rilevanti differenze regionali di saturazione dei posti letto. Restano invece stabili i decessi.

Per quanto riguarda i vaccini, torna salire la percentuale delle prime dosi sul totale delle somministrazioni. Ma la campagna, sottolinea Gimbe, ormai dipendente dai vaccini a Mrna, può contare su un aumento di dosi insufficienti per mantenere il ritmo.

"I nuovi casi settimanali – ha dichiarato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe - continuano a salire, seppur a un ritmo meno sostenuto rispetto alla settimana precedente, ma rimangono indubbiamente sottostimati dall'insufficiente attività di testing e dalla mancata ripresa del tracciamento dei contatti". Infatti, il rapporto positivi/persone testate, dopo l'impennata dall'1,8% al 9,1% in quattro settimane, negli ultimi sette giorni ha segnato una crescita più contenuta salendo al 10,7% e la media mobile dei nuovi casi si sta progressivamente appiattendo.

In tutte le Regioni ad eccezione della Provincia Autonoma di Trento e del Lazio si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi. 

"Dopo i primi segnali di risalita – ha affermato Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe - si conferma un netto incremento percentuale dei ricoveri: +36,3% in area medica e +36,5% in terapia intensiva".

In termini assoluti, il numero di posti letto occupati da parte di pazienti Covid in area medica è passato dal minimo di 1.088 del 16 luglio ai 2.196 del 3 agosto e quello delle terapie intensive dal minimo di 151 del 14 luglio ai 258 del 3 agosto, ma al momento le percentuali di occupazione a livello nazionale rimangono molto basse: 4% in area medica e 3% nelle terapie intensive.

Tuttavia, si osserva una notevole eterogeneità regionale. "Aumentano gli ingressi giornalieri in terapia intensiva - ha spiegato Marco Mosti, Direttore Operativo di Gimbe - con una media mobile a 7 giorni di 21 ingressi/die rispetto ai 14 della settimana precedente".

Covid, monitoraggio Gimbe vaccinazione: il 65% popolazione ha almeno una dose, il 56% due

Al 4 agosto il 65,5% della popolazione (ovvero 38.814.033) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+1.107.982 rispetto alla settimana precedente) e il 56% ( 33.183.256) ha completato il ciclo vaccinale (+2.181.944): è quanto emerge dall'ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe.

In calo nell'ultima settimana il numero di somministrazioni (3.397.134) e la media mobile a 7 giorni (445.908 dosi/die), entrambi parzialmente influenzati dal mancato aggiornamento dei dati da parte della Regione Lazio a seguito dell'attacco hacker. L'89% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con un incremento settimanale nazionale irrisorio (+0,5%) e nette differenze regionali: se la Puglia ha raggiunto il 93,8% la Sicilia si ferma a quota 81%.

"Di fatto – ha dichiarato il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta - il numero di somministrazioni giornaliere non riesce a decollare sia per la limitata disponibilità- di vaccini a mRNA, sia perchè non vengono più utilizzati quelli a vettore adenovirale per le prime dosi". In dettaglio, AstraZeneca viene impiegato quasi esclusivamente per i richiami (98,4% delle somministrazioni nell'ultima settimana); le somministrazioni di Johnson & Johnson sono ormai esigue (poco meno di 35 mila nell'ultima settimana) e le Regioni hanno iniziato a restituire le dosi non utilizzate; la limitata disponibilità di dosi di vaccini a mRNA ostacola, a breve termine, la possibilità di accelerare la vaccinazione negli under 60, oltre che di convincere gli over 60 ancora scoperti che rifiutano i vaccini a vettore adenovirale.

 

 

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