Coronavirus
Covid, ospedali si svuotano ma vaccini rallentano. Variante Delta: pochi dati












“Da 14 settimane consecutive – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si registra una discesa dei nuovi casi settimanali. Se la costante riduzione del rapporto positivi/casi testati conferma una ridotta circolazione del virus, la progressiva diminuzione dell’attività di testing sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l’insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia”.
Dalla settimana 5-11 maggio il numero di persone testate si è progressivamente ridotto del 52,7%, passando da 662.549 a 313.122 (figura 4); nel periodo 12 maggio-22 giugno la media nazionale si attesta a quota 101 persone testate/die per 100.000 abitanti con rilevanti e ingiustificate differenze regionali (figura 5). In tutto il territorio nazionale si conferma il calo dei nuovi casi settimanali (irrilevante in valore assoluto l’incremento percentuale di Liguria e Molise) (tabella).
Inoltre, da 10 settimane sono in costante calo anche i decessi, che nell’ultima settimana si attestano in media a 32 al giorno rispetto ai 59 della settimana precedente.
“La costante riduzione dei pazienti ospedalizzati – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – ha portato l’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti COVID al 4% sia in area medica che in terapia intensiva, con tutte le Regioni che registrano valori inferiori al 10% e 4 Regioni senza pazienti COVID ricoverati in area critica”.
In dettaglio, dal picco del 6 aprile i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 2.289 (-92,2%) e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 362 (-90,3%). Le persone in isolamento domiciliare, dal picco del 28 marzo, sono passate da 540.855 a 70.313 (-87%). «Gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – risultano in calo da 3 mesi e la media mobile a 7 giorni è di 11 ingressi/die» (figura 6).
Covid, la variante Delta
Secondo il report Ecdc pubblicato ieri 23 giugno, questa variante è del 40-60% più contagiosa di quella alfa (inglese) e determinerà il 70% delle nuove infezioni entro l’inizio di agosto ed il 90% entro la fine. In Italia, stando al database internazionale GISAID, sulla base dei campioni prelevati dal 9 al 23 giugno, su 218 sequenze depositate 71 (32,6%) sono da variante delta, un numero di incerta rappresentatività nazionale visto che non tutte le Regioni condividono i sequenziamenti in questo database.