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Coronavirus
Sicilia e Sardegna vicine alla zona gialla. Colpa dei novax? No, del governo
 Francesco Paolo Figliuolo
Lapresse

Sicilia e Sardegna rischiano di ridiventare zona gialla, a breve. E secondo “il giornale unico del virus”, il coro che tutti i media dedicano al caso, sarebbe tutta colpa dei No Vax, cioè coloro che non si vaccinano. Peccato che i dati che lo stesso governo pubblica mostrano il contrario.

Si sostiene che per evitare il contagio e di intasare gli ospedali ci si debba vaccinare. Ma Sicilia e Sardegna hanno somministrato quasi tutte le dosi arrivate. Quindi cosa dovrebbero fare le due Regioni? Fabbricarsi da sole i vaccini per i proprio cittadini?

In Italia resta basso il rapporto sugli ingressi in terapia intensiva e l'incidenza sugli ospedali. Si sostiene perché i vaccini funzionino.

Ma l'anno scorso, ricordate, in questo stesso periodo il dato, dei contagi, occupazioni di posti letti negli ospedali e deceduti, era migliore, tanto da far sperare nella fine della pandemia.

Ricapitoliamo: i due limiti dopo i quali scatta la zona gialla regionale sono rispettivamente il 10% delle terapie intensive disponibili e il 15% dei posti letto occupati. La chiave è diventata il tasso di ospedalizzazione. Se una regione supera il 10% dei posti occupati in terapia intensiva e il 15% dei posti letto in generale diventa zona gialla. Per diventare zona arancione le soglie sono rispettivamente il 20% e il 30%, per la zona rossa invece il 30% e il 40%. Quindi, per non andare in zona gialla occorre sempre stare sotto la soglia del 10% in terapia intensiva e sotto il 15% negli altri reparti. Sforando entrambi i valori si finisce per essere spostati in uno scenario diverso dal bianco.

Il 10 agosto scorso l'Agenas, l’Agenzia sanitaria nazionale delle Regioni, ha segnalato per la Sicilia un’occupazione delle terapie intensive pari al 7% dei posti disponibili e di postazioni letto occupate in degenza non critica pari al 14% delle disponibili. La Sardegna è addirittura messa peggio. Ha superato la soglia limite delle terapie intensive, occupate all’11%, ma sui posti letti è ancora al 7%.

La chiave risolutiva per il governo, che ha ideato anche con il Green Pass (le limitazioni agli accessi per chi non è vaccinato) è proprio la vaccinazione. Ma la Sicilia ha somministrato, sempre secondo i dati del governo, 5.350.636 dosi su 5.567.428 disponibili arrivate, praticamente il 96,1% del totale in possesso. Stessa cosa ha fatto la Sardegna con 1.958.629 dosi somministrate su 2.038.468 disponibili, anche qui il 96,1% del totale. Fanno peggio di Sicilia e Sardegna la Basilicata con il 95,2% di inoculazioni di vaccino rispetto alle dosi disponibili, la Calabria con il 92%, la Campania con il 95,1%, il Friuli Venezia Giulia con il 94,1%, la Liguria con il 94,7% e la provincia di Bolzano con l'89%. Eppure sono tutte aree in condizioni molto migliori di Sicilia e Sardegna.

Qualcosa non torna. Non saranno altri fattori complessi e da incrociare a spiegare perché Sicilia e Sardegna risultano più a rischio di altre regioni? Tra i primi la quantità e le condizioni ospedaliere delle regioni stesse, ma anche il tipo di gestione locale dei focolai e dei contagi, la disponibilità regionale di posti letto e di terapie intensive regionale (come sappiamo cambia per ogni Regione), la densità di popolazione raggiunta durante il periodo estivo.

Anche l'idea dei vaccini come sistema per fermare la diffusione verrà provata scientificamente a ottobre-novembre, non oggi, quando cioè ci sarà un altro tipo di stagione. In più anche volendo accettare questo assioma, di chi crede che l'efficacia di massa dei vaccini sia già provata, qualcuno aveva lanciato l'allarme a luglio. "E’ possibile che ad agosto avremo meno vaccini", aveva detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Questo perché, al di là delle rassicurazioni del governo, a fine luglio le somministrazioni delle vaccinazioni procedevano troppo a rilento. Visto il quadro, strettamente sotto questo profilo, andrebbero valutati interventi nazionali per rinforzare la medicina territoriale senza far “cadere” a cose fatte tutto sulla testa delle Regioni (e le popolazioni che le abitano) che hanno tanti limiti ma anche storie sanitarie differenti.

Per quanto riguarda le terapie intensive, le Regioni con i dati più alti, oltre alla Sicilia, sono, sempre con il 7%, il Lazio (inoculazioni al 96,2% delle dosi disponibili) e la Liguria (94,7%). Per i letti in area non critica la Regione più vicina alla soglia del 15% è la Calabria con l’11%. Ma loro non sono ancora in zona di rischio reale.

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