Vaccino, sprint dell'Emilia-Romagna: "L'immunità di gregge non è lontana"
Al momento in Emilia-Romagna le persone immuni dal Covid sono 1,5 milioni su una popolazione di quasi 4,5 milioni
L'Emilia-Romagna continua a vele spiegate la sua campagna di vaccinazione: la Regione si trova al secondo posto per persone vaccinate con doppia dose in rapporto alla popolazione, dietro solo al Molise. “Noi abbiamo vaccinato con almeno una dose un milione di persone in Emilia Romagna e 500mila persone hanno avuto la malattia del Covid: 350mila le abbiamo diagnosticate, ce ne saranno altre 150mila non diagnosticate. Quindi noi abbiamo un milione e mezzo di immuni su una popolazione di 4,5 milioni di persone. Non siamo lontanissimi dall’obiettivo dell’immunità di gruppo”.
Queste le importanti parole di Pierluigi Viale, direttore malattie infettive al Policlinico di Sant'Orsola durante la presentazione online della nascita del dipartimento interaziendale per la gestione integrata del rischio infettivo nella Città Metropolitana di Bologna. “Questo milione e mezzo di immuni va calcolato sulla popolazione fragile. Quindi abbiamo messo in sicurezza le persone che a causa del Covid finiscono in ospedale o rischiano la pelle” ha precisato Viale.
Covid, a Bologna nasce dipartimento per gestione integrata rischio
Il Covid dà lezione portando verso una organizzazione sempre più in rete ed integrata della sanità pubblica. Succede a Bologna dove la pandemia ha accelerato la nascita del dipartimento interaziendale per la gestione integrata del rischio infettivo per fornire a tutto il territorio metropolitano il meglio della diagnosi e cura per patologie infettive e l’utilizzo più adeguato dei farmaci a disposizione.
“La lezione del Covid è stata chiarissima, si riescono a fronteggiare le emergenze infettive solo se le competenze vengono condivise sistematicamente attraverso canali istituzionalizzati su tutto il territorio e se l’integrazione tra le varie realtà sanitarie è massima”, spiega la Città Metropolitana. Per questo da oggi le funzioni di malattie infettive, microbiologia e medicina del lavoro confluiscono in un unico dipartimento interaziendale tra le varie strutture sanitarie di città e provincia: Sant’Orsola, Azienda Usl di Bologna, Ausl di Imola e Istituto ortopedico Rizzoli.
“La lezione del Covid - spiega ancora Pierluigi Viale del S.Orsola che sarà il direttore del nuovo dipartimento - è che dobbiamo spostare il paradigma gestionale dall’ospedale verso l’intera comunità. Scopo di questo dipartimento è uscire dalle mura dei grandi ospedali e diventare una identità che può a tutti i livelli garantire un’eccellenza organizzativa”.
Sulla stessa linea il direttore dell’Ausl di Bologna, Paolo Bordon: “Questa emergenza ha accelerato il percorso che il Covid ha mostrato come necessario. I dati stanno migliorando è il momento per dare gambe a questa progettualità per coinvolgere in rete le competenze che abbiamo. Questo è un bel progetto di condivisione di eccellenze su area metropolitana”. Allarga l’orizzonte Chiara Gibertoni direttore generale del Policlinico Sant’Orsola esprimendo soddisfazione per un progetto che “valorizza non solo l’aspetto pandemico ma abbraccia a 360 gradi quelle popolazioni vulnerabili che rischiavano in un sistema a maglie e non di raccordo di non essere oggetto di attenzione”.
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