Coppie che scoppiano sul web. Arrivano gli accordi pre-nozze ad hoc
Da Facebook a Twitter fino ad arrivare ai più recenti Grinder e Tinder, i social network hanno avuto un impatto innegabile soprattutto sulle relazioni affettive. E sono diverse le coppie, più o meno celebri, che a colpi di social si sono tradite, riprese, dichiarate amore eterno o sono state semplicemente scoperte. Da Mario Balotelli, che ha espresso su Twitter la gioia per la propria paternità dopo il riconoscimento della figlia Pia, e che sempre su Twitter ha postato le foto dell’anello di fidanzamento, corredato da romantiche dichiarazioni d’amore nei confronti della fidanzata e futura moglie Fanny Neguesha, fino alla ben nota vicenda che ha coinvolto Maxi Lopez, l’ex moglie Wanda Nara e il di lei neo-sposo Mauro Icardi (nella gallery in alto). E proprio quest’ultima vicenda quella che ha scatenato le polemiche più feroci, perché a farne le spese sono stati anche i figli dei due ex, Lopez e Nara. Oltre alla denuncia penale, Lopez è infatti tuttora in attesa di un riscontro alla sua denuncia civile: secondo l'attaccante della Sampdoria, Wanda Nara avrebbe violato 29 volte l'accordo di riservatezza che la obbligava a non diffondere foto dei figli su social network e a non parlare del divorzio. La pena richiesta per ogni infrazione è di 50.000 dollari quindi, il risarcimento totale ammonterebbe quindi a 1.450.000 dollari.
“Cifre per noi impensabili, mentre inizia a farsi concreta anche nel nostro Paese l’idea di stipulare accordi pre-matrimoniali riguardanti i social network e le conseguenze spesso ‘nefaste’ che producono”, spiega l’avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente di Familylegal, associazione che dal 2011 fotografa la situazione del capoluogo lombardo e dell’intera regione in materia di diritto di famiglia.
“Anche se da noi questo tipo di accordi non è vincolante, due coppie su tre fra quelle che chiedono una consulenza prematrimoniale si informano sulla possibilità di far rispettare al coniuge alcune clausole in modo da impedire pubblicazioni di foto o la divulgazioni di informazioni private della coppia sui social”, afferma Puglisi.
Dagli Stati Uniti arrivano i cosiddetti ‘social media prenups’, ovvero accordi prematrimoniali siglati dai futuri coniugi proprio per prevenire danni ‘on line’, dalle vendette post-tradimento alle umiliazioni pubbliche: “Negli USA, dove i social sono esplosi in maniera prorompente ben prima che da noi, sono moltissime le coppie che decidono di firmare un accordo che sancisca chiaramente cosa è possibile o meno postare sui social network - dichiara in merito Puglisi, che aggiunge - E’ noto come sempre più spesso la presenza costante dei social nella nostra vita influenzi le relazioni di coppia. Solo nell’ultimo anno abbiamo registrato un aumento di 25% casi di separazioni a causa proprio dei nuovi mezzi”.
Secondo i dati raccolti dall’associazione, il 70% dei tradimenti nascono sul web e ben due coppie su tre dichiarano di aver litigato per incomprensioni causate dai profili online. “Un accordo potrebbe dunque prevenire anche da noi questi spiacevoli incidenti”. Le clausole più diffuse riguardano in particolare la diffusione di materiale fotografico, più o meno osé, private o potenzialmente fonte di imbarazzo, ma possono riferirsi anche a cosa in generale sia possibile o meno condividere e raccontare sulla propria ‘vita a due’.
La notizia riportata da ABC news (apre un nuovo interessante ambito di discussione. Il Social Media Prenup (SMP) è generalmente un accordo economico, non sempre scritto ma anche solo verbale fra i due futuri coniugi: le somme da pagare in caso di violazione del patto sono le più svariate e il pagamento della somma concordata si applica a ogni post pubblicato dall’ex su tutti quanti i social. Nel nostro Paese, oltre ai diritti inviolabili sanciti dalla Costituzione, a sollevare i maggiori dubbi sono le questioni di privacy e i limiti ad essa collegati: “Il fenomeno però può essere considerato già decollato, poiché si stima che almeno nel 45% dei procedimenti di separazione attualmente in atto i social network abbiano pesantemente influito sulla fine del rapporto. Come sempre, dovrebbe essere il legislatore ad adeguarsi ai tempi, e a prevedere, se non dei patti prematrimoniali come quelli americani, quanto meno degli strumenti che nei limiti del nostro sistema giuridico possano garantire una maggior tutela al coniuge”, conclude Puglisi.
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