Si può rifuggire l’incombente barbarie dei conflitti?

Di Maria Martello*
Con certezza sappiamo che il conflitto fa stare male dentro, nella parte più intima di noi, che le sue devastanti conseguenze possono prendere il sopravvento non solo a livello mentale, ma anche fisico, che le persone coinvolte vogliono vederne al più presto la fine, quale che sia il vincitore.
Questi, indifferentemente che sia nel torto o nella ragione, ha in sé la richiesta pressante di vedere se stesso sul podio dei premiati, di chi può, agli occhi degli altri, tenere alta la fronte affinché non sia compromessa la propria credibilità, non sia in discussione il proprio valore quale attore sociale di fronte alla comunità e, non ultimo aspetto, anche di fronte al proprio specchio.
Guai se dovesse essere riflessa, da quel momento in poi, un'immagine 'abbrutita', soffocata, di un sé, perdente, con la quale fare i conti nei giorni a venire!
Ma anche chi è consapevole di aver avuto la peggio nella diatriba, colui che ha perso la battaglia, che ha dovuto -almeno momentaneamente- battere in ritirata, ha l'urgenza, di fronte a se stesso ed all'intero 'suo'mondo, di contrattaccare, preparare le successive mosse, eventualmente anche all'insegna di colpi bassi e sleali, pur di non perdere l'autostima, della quale nessuno può fare a meno se non a costi emotivi altissimi.
La catena delle cattiverie cui si può assistere è illimitata, variegata, senza limiti o confini! Con queste premesse è sempre più urgente prendersi cura dei conflitti per debellare quella spirale di sofferenza che appare inesorabilmente governata da un mostro che non si lascia annientare.
Un meccanismo diabolico, che ogni giorno diviene sempre più opprimente.
Il conflitto, nell'immaginario collettivo, rimanda allo scontro inevitabile fra due o più persone, una sorta di rozza faida di stile barbarico, di altri tempi, che in modo devastante si radica nella vita -e nell'approccio alla quotidianità- di chi ne è vittima.
Ma quella pianta malsana si può estirpare, con assennata diligenza, con pazienza e costanza.
E' necessario saperla individuare fra le tante pianticelle di buona natura, senza far di tutte le erbe un fascio e senza disfarsi, perciò, anche di quanto ci è utile.
Si può rifuggire questa incombente barbarie? Barbarie, infatti, è ciò che non è ancora, o non è più 'coltivato', ciò che ritorna, o che rimane, allo stadio dell'istinto animale e della semplice emotività, ciò che degenera per mancanza di criteri e di valori che permettono di distinguere quanto fa bene da ciò che è dannoso a se stessi ed agli altri..
Interventi correttivi sono, però, possibili, doverosi ed urgenti. Tenteremo di mostrare possibili vie d'uscita da questo patologico scenario con una serie di articoli. Mostreremo la forza che si acquista quando si ha maggiore consapevolezza della propria forza e di quella dell'altro: così comprenderemo i margini di scambio, di cooperazione, di alleanza, di maggiore profondità che, anche nelle situazioni apparentemente irrecuperabili, è sempre possibile individuare.
Solo riconoscendo la propria ed altrui diversità può raggiungersi una rinnovata relazione diversa dalle esperienze nelle quali si è consolidato il conflitto. Una relazione senza dubbio più ricca, perché basata su basi autentiche, non immaginarie, in cui si attribuiscono all'altro meriti o demeriti, ma soprattutto forze e poteri sulla base di distorte proiezioni personali.
Torniamo a costruire delle vere relazioni Facciamo come Kafka. Guardare il passato per andare avanti
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* Docente di Psicologia dei rapporti interpersonali. Formatrice A.D.R. Mediatrice dei conflitti. Autrice di Sanare i conflitti (Guerini e Associati Editore, Milano, 2010) nonché di Oltre il conflitto; Intelligenza emotiva e mediazione (McGraw-Hill, Milano, 2003); Conflitti, parliamone. Dallo scontro al confronto (Sperling e Kupfer, Milano, 2006); Mediazione dei conflitti e counselling umanistico. Lo spazio della formazione (Giuffrè, Milano, 2006); L'arte del mediatore dei conflitti Protolli senza regole, una formazione possibile (Giuffrè, Milano, 2008); Educare con SENSO senza disSENSO. La risoluzione dei conflitti con l'arte della mediazione (Franco Angeli, Milano, 2009); Mediatore di successo. Cosa fare/Come essere (Giuffrè Editore, Milano, 2011).
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