"Niente separazione, subito divorzio. L'Italia si allinei all'Europa"
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Di Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota
Sono passati quarant'anni dal referendum abrogativo sul divorzio nel nostro Paese. Il 12 e 13 maggio 1974 gli italiani votarono per non abolire la legge 898/70 "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio", nota anche come "legge Fortuna-Baslini". In occasione di questo 'anniversario' Affaritaliani.it ha intervistato Gian Ettore Gassani, avvocato, fondatore e presidente nazionale dell’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani per la tutela delle Persone, dei Minorenni e della Famiglia).
Un 'bilancio' di questi 40 anni?
"Vorrei fare una premessa. Quella che ha introdotto il divorzio è la legge più importante del secolo scorso per l'Italia, perché ha rotto secoli di tabù e ci ha consentito di sentirci più europei. Noi siamo stati tra gli ultimi in Europa a introdurre il divorzio nel 1970, tra mille resistenze. Non a caso, infatti, quattro anni dopo si cercò di abrogare la legge con il referendum. Per assurdo da un lato esisteva il delitto d'onore per la donna che tradiva, dall'altro non ci si poteva separare. Il bilancio quindi è positivo, soprattutto dal punto di vista sociale. Poi ovviamente potremmo discutere sul modo in cui la legge è stata applicata".

Una legge che ha tolto il velo alla società italiana.
"Ci ha permesso di conoscere aspetti del nostro Paese che non conoscevamo e che sono tuttora molto diversi tra Nord e Sud. Il Settentrione si avvicina di più all'Europa: si contano 380 separazioni ogni mille matrimoni. Al Sud se ne contano 183 ogni mille. A parità di popolazione, insomma, al Nord ci si separa il doppio. Sono due Italie diverse. Roccaforti del matrimonio sono la Sicilia e la Campania, regioni dove ci si sposa di più e ci si separa meno, anche se le cifre sono triplicate anche qui rispetto agli Anni Ottanta".
Quali sono le questioni aperte secondo lei?
"La più urgente è il permanere della differenza tra separazione e divorzio. Si discute di accorciare eventualmente i tempi della separazione, da tre anni a un anno, ma io sono dell'idea che dovremmo allinearci al resto dell'Europa e prevedere direttamente il divorzio. La separazione come periodo di attesa e riflessione imposto dallo Stato ai cittadini non è concepibile, anche perché nel 98% dei casi chi si lascia non torna indietro. Così si fanno due processi e si paga due volte la parcella agli avvocati, i tribunali si ingolfano e i cittadini soffrono di più, economicamente e psicologicamente. Lo dico contro l'interesse dell'avvocatura, volendo essere sinceri, ma noi come Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani siamo favorevoli ad abolire la separazione, per passare direttamente al divorzio, e a introdurre i patti prematrimoniali. Tra l'altro anche per noi legali è destruente seguire separazioni che sono come battaglie e che durano anni. Il matrimonio andrebbe visto più come un contratto, come lo vedevano i romani prima del Cristianesimo, e la separazione non dovrebbe essere un supplizio".
Si ridurrebbe così anche l'elevatissima conflittualità che caratterizza le separazioni italiane?
"La conflittualità aumenta proprio perché i processi si protraggono per anni. Le spese legali, i tempi di attesa, le battaglie tra coniugi... tutto questo non fa che alimentare l'odio, senza contare la frustrazione derivante dall'impossibilità di risposarsi e di rifarsi una vita".
Un fenomeno in costante crescita è quello del turismo divorzile.
""E' mortificante per il nostro Paese, che è la culla del diritto. Gli italiani prendono un volo charter e vanno a divorziare all'estero. A Bucarest sono nate tante agenzie specializzate nei divorzi lampo per i nostri concittadini: con 3.600 euro, viaggio incluso, si fa tutto. E' ridicolo. L'Italia dovrebbe uscire da questo binario morto in cui si è cacciata. Con l'aumentare dei matrimoni misti, tra l'altro, si sono aperti nuovi scenari: all'estero è tutto più semplice e noi, imbrigliati nelle lungaggini, ci ritroviamo avvocati di serie B".
Quali sono quindi gli interventi più urgenti?
"Innanzitutto la specializzazione degli addetti ai lavori, magistrati e avvocati: non ci si può occupare di sfratti e allo stesso tempo di violenze in famiglia. Dietro tante tragedie a volte ci sono dei legali impreparati a gestire queste situazioni, anche dal punto di vista psicologico. Sempre in quest'ottica bisognerebbe istituire il Tribunale della Famiglia. Poi, abrogare la separazione, introdurre i patti prematrimoniali, rendere la mediazione familiare obbligatoria. I figli non devono più essere un bottino di guerra tra ex. Bisognerebbe anche inasprire le sanzioni penali verso quei genitori che fanno di tutto per negare i diritti dell'altro: all'estero è previsto anche l'arresto".
Che cosa pensa della proposta del ministro Orlando per accordi consensuali assistiti da avvocati, senza andare davanti al giudice, ad eccezione dei casi con figli minori?
"Sono onorato e orgoglioso per questo segnale di apertura del Ministro nei confronti dell'avvocatura. Ma credo che un passaggio di fronte al giudice sia fondamentale per evitare prevaricazioni tra coniugi che hanno avvocati con forza contrattuale diversa. Anche questo lo dico contro gli interessi dell'avvocatura".
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