Le "casette" del Tg3 Lazio
Il Tg3 Lazio ha una redazione composta quasi esclusivamente di donne che hanno dei veri e propri “incantamenti” per alcuni suoni che devono risvegliare in loro qualcosa di atavico e primitivo inducendole in uno stato di torpore ipnotico e sognante che le porta a ripetere ossessivamente un mantra da quando questa estate c’è stato il doppio terremoto ad Amatrice.
Il termine magico è quello di “casette”.
Non c’è infatti giorno da allora che le giornaliste non pronuncino in una sorta di rito collettivo e catartico una lunga litania soddisfatta che prevede la pronuncia ripetuta del termine appunto “casette” per indicare invece i “moduli prefabbricati provvisori” che in linguaggio meno burocratico si chiamerebbero anche “prefabbricati”, seppure in legno.
Per inciso tali strutture costano ben 1075 € al metro quadro superiori ai prezzi di mercato delle case vere e addirittura delle ville (1000 €/mq) della zona di Rieti. Ma questo è un altro discorso.
Torniamo al mantra.
Ogni giorno il “casettismo” invade e pervade l’etere mentre le giornaliste con gusto forzano la pronuncia guardando con aria di sfida la telecamera come volendo dire “tiè, pure oggi t’ho mollato la casetta”.
Un altro dei misteri del servizio pubblico italiano.
Nelle fine settimana poi fa la comparsa la mitica parola straniera “weekend” pronunciata con pesante inflessione regionale “uikkkende” con tre o quattro “cappa”.
Anche questo con il solito sguardo sadico sul maltrattamento della lingua italiana.