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Costume
Moda, Giorgio Armani: "Lascerò la Fondazione a 3 persone di mia nomina"

"Quello che abbiamo creato e' un meccanismo che stimoli i miei eredi a restare sempre in armonia e che eviti che il gruppo venga acquistato da altri o spezzettato". E' questo il succo della lunga intervista al Corriere Economia in cui per la prima volta Giorgio Armani parla diffusamente della sua successione e della Fondazione istituita un anno fa.

"La Fondazione - spiega lo stilista 83enne - ha un doppio scopo. Da una parte reinvestire capitali a scopo benefico e dall'altra garantire l'equilibrio nella Giorgio Armani spa". "Finche' saro' in vita - sottolinea - a guidare la Fondazione saro' io, poi saranno tre persone nominate da me".

Per quanto riguarda i suoi eredi "continueranno, come oggi, a far parte del consiglio di amministrazione della Giorgio Armani spa e saranno proprietari di quote della societa' che ho destinato loro attraverso un testamento. Il consiglio vedra' anche la presenza di un rappresentante del management, come oggi, piu' due soggetti esterni".

Per garantire l'armonia tra gli eredi "ho scelto volutamente di avere un consiglio di amministrazione in numero pari: in caso di pareggio sara' la Fondazione a decidere. Sara' l'ago della bilancia". Sempre per quanto riguarda gli eredi "saranno piu' che contenti - garantisce lo stilista, alla guida di un impero con 8.000 dipendenti - di quello che sara' il lascito personale. Ma al loro fianco avranno la Fondazione che sara' una realta' economica importante per poter mettere a frutto cio' che la Giorgio Armani e' diventata finora e che aiutera' il gruppo a crescere ancora di piu'". Nello specifico "una parte della Giorgio Armani - spiega lo stilista imprenditore - passera' direttamente alla Fondazione. Sono, poi, previsti dei meccanismi per i quali i miei eredi potranno eventualmente liquidare la propria quota cedendola alla stessa Fondazione".

Per quanto riguarda i conti, la Giorgio Armani nel 2016 ha visto una riduzione dei ricavi del 5% e "avremo una flessione dei ricavi - annuncia Armani - della stessa entita' anche nel bilancio di quest'anno e in quello del 2018. Si tratta di una scelta pilotata che prevede una ripresa nel 2019". Una scelta nata dal fatto che "quando, nel 2014, abbiamo ricomprato A/X Armani Exchange abbiamo avuto una crescita del 14% data dall'aver incorporato i suoi 300 milioni di fatturato. L'acquisizione e' stata voluta per far fronte a un'azione non soddisfacente e, dal 2016, abbiamo iniziato a riposizionare il marchio, riducendo la distribuzione per creare le condizioni di un nuovo sviluppo. Ma senza rompere dall'oggi al domani legami con nostri partner storici, ci vuole il giusto tempo e il giusto tempo ha dei costi". Tra i nuovi progetti, Armani non nasconde "l'ambizione di diventare anche un buon accessorista": "oggi realizziamo l'85% del fatturato con l'abbigliamento e il 15% con gli accessori, vogliamo che questo rapporto - dice - diventi 70/30 nel giro dei prossimi tre anni". In tanti anni, il pensiero di vendere non lo ha mai affascinato: "avrei potuto farlo tantissime volte e ci sono stati casi in cui dire no e' stato difficile - soprattutto con i fondi di private equity - perche' sono soldi, tanti, subito...Ma non e' nel mio Dna".

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