Ridere fa bene

Di Maria Martello*
Perchè non ridiamo e non sorridiamo più? Una forma di sotterranea inquietudine esistenziale che diventa regola generale di vita, diventa a volte base di un normale malumore che si porta avanti anche per una vita intera, senza un perchè ben preciso. La risata di cuore è un ottimo strumento per allenare anche il nostro corpo ad imparare a guardare lontano, al di là delle apparenze e delle contingenze, favorisce un atteggiamento di salutare auto-ironia, fa vedere l'aspetto umoristico delle cose e degli avvenimenti, ingenera ed evoca, in chi ci sta vicino, un senso di benessere e allegria contagiosa, di liberazione dalla paura.
Non si deve necessariamente ridere del problema che sta alla base delle proprie angosce; l'ilarità in generale, indipendentemente dalla causa, può avere effetti benefici, alleggerendo la tensione.
Sorridere alla vita, a quello che ci capita, non è dunque frutto di leggerezza o banalità, al contrario è dimostrazione di autentica umanità. Esprime la libertà di prendere distacco da se stessi. Il drammaturgo rumeno francese Eugène Ionesco definisce il concetto di umorismo come la "libertà di mettersi in una posizione di distacco di fronte a se stessi."
Sul potere terapeutico della risata si è detto e scritto molto, fin dai tempi più lontani. Al "conosci te stesso" dei greci, Marziale aggiungeva "Ridi, e ti conoscerai meglio!". E' solo in epoca più recente che si segnala un ritorno a questa dimensione "pedagogica" della risata, applicata a tutti i contesti, persino a quelli più rigidamente professionali, dal luogo di lavoro ai luoghi istituzionali. Non si tratta di evitare il problema, o di fuggire da una realtà che ci sembra insopportabile, quanto piuttosto di guardarla con occhi diversi ed alla giusta distanza. Come tutti i sentimenti complessi, la presenza o assenza di senso dell'umorismo in una persona è un segnale inequivocabile delle sue paure, delle sue resistenze, dei pensieri che sottintendono il suo esprimersi e anche dei mancati sorrisi della sua vita. Arrivare a questa dimensione è difficile ed avviene solo se abbiamo lasciato quel freno che dentro ci impedisce di scivolare sugli eventi e coglierne gli aspetti ironici.
Se l'ironia è strumento di conoscenza, l'umorismo è un modo di essere e di vivere che, oltre a farci conoscere meglio noi stessi, ci avvicina agli altri: ha una funzione sociale fondamentale che può determinare anche grandi cambiamenti. E questo proprio perché il riso, fin dalle origini, è un atto creativo e liberatorio per i gli individui come per le società. Uno degli ostacoli più grossi all'umorismo è proprio la paura, quella che ci blocca di fronte a noi stessi ed agli altri. Se la realtà che ci circonda viene continuamente valutata come un "pericolo" incombente che ci terrorizza e ci priva di reazione, ridere non è solo difficile, ma diventa impossibile. Un evento può essere più o meno traumatico e provocarci un dolore tale da bloccarci, ma se è la paura a guidare il nostro vivere, qualunque evento è comunque una fonte di dolore: non riusciamo a creare distacco, a guardarlo con occhi diversi, ad accettare la realtà per quello che è. E questo perché la paura ce l'abbiamo dentro e diventa il nostro sguardo sul mondo, in una condizione tale che non soltanto siamo incapaci di ridere, ma anche il ridere degli altri diventa insopportabile.
Eppure dalla paura si può guarire anche con l'umorismo. A differenza di altri sentimenti simili che, comunque, rappresentano segnali da ascoltare ed indagare, l'atteggiamento ironico non ci deve far scoprire nulla di segreto in noi, ma piuttosto ci deve consentire di stare nel mondo, tra innumerevoli punti di domanda, lati oscuri, angoli in ombra, ma anche ampi spazi esposti al sole. E' proprio la condizione di chi vede la realtà per quello che è: un alternarsi di luce/buio, notte/giorno, pieno/vuoto, un mosaico di colori e forme che è l'unico luogo in cui gli esseri umani possono vivere. Non si tratta di vedere la luce lì dove non c'è, ma di dare al buio la giusta misura, sapendo che non occupa tutto lo spazio. E questo percorso vale anche al contrario: la dove c'è la tendenza a vedere tutto positivo, sempre e comunque, per nascondere a se stessi o ad altri l'aspetto negativo, l'ironia è una macchina della verità inconfutabile, un modo per svelare la vera essenza di un evento e prenderne le giuste distanze.
* Docente di Psicologia dei rapporti interpersonali. Formatrice A.D.R. Mediatrice dei conflitti. Autrice di Sanare i conflitti (Guerini e Associati Editore, Milano, 2010) nonché di Oltre il conflitto; Intelligenza emotiva e mediazione (McGraw-Hill, Milano, 2003); Conflitti, parliamone. Dallo scontro al confronto (Sperling e Kupfer, Milano, 2006); Mediazione dei conflitti e counselling umanistico. Lo spazio della formazione (Giuffrè, Milano, 2006); L'arte del mediatore dei conflitti Protolli senza regole, una formazione possibile (Giuffrè, Milano, 2008); Educare con SENSO senza disSENSO. La risoluzione dei conflitti con l'arte della mediazione (Franco Angeli, Milano, 2009); Mediatore di successo. Cosa fare/Come essere (Giuffrè Editore, Milano, 2011).
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