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Costume
Stilettate di Antonio Sanfrancesco: "Come ci vestiremo dopo la pandemia?"
Quando usare le mascherine per proteggersi dal coronavirus

Una nuova puntata della newsletter "Stilettate" del giornalista Antonio Sanfrancesco e intitolata: "Come ci vestivamo dopo la pandemia?"

Possiamo scomodare l’economista americano George Taylor che nel 1925 teorizzò la teoria sull'Helmline Index (“L’indice dell’orlo”): se in un periodo di espansione economica le gonne spesso si accorciano, in recessione si allungano. Questo per dire che dopo ogni grande evento, dalle guerre alle crisi finanziarie alle pandemie, la moda cambia volto, dettami di stile, regole. Perché siamo cambiati noi, il nostro umore, interessi e bisogni. Accadde con gli orli languidamente al rialzo delle flapper girls degli anni Venti che ascoltavano jazz, ballavano il Charleston e indossavano abiti corti decorati con frange, perle al collo e accessori di piume, un vezzo stilosissimo. Ai piedi portavano le classiche scarpe con tacco medio e con cinturino alla caviglia, necessarie per i balli veloci con cui si divertivano. Poi arrivò la terribile crisi del ’29 e quella leggerezza frizzante fatta anche di vizi (le donne cominciarono a fumare amabilmente in pubblico) cedette il passo alle preoccupazioni e ai pensieri più cupi.

E come non ricordare gli Incroyables e le Merveilleuses (Incredibili e Meravigliose) francesi che nel colpo di coda della Rivoluzione Francese, dopo la caduta di Robespierre del 1794, cominciarono ad abbigliarsi ostentando lusso e stravaganza come reazione ai tempi tristi del Terrore.Gli uomini lanciarono la moda degli “elegants” sfoggiando lunghe trecce che ricadevano sulle spalle o i capelli lasciati crescere lungo le tempie. La “divisa” maschile di questo tempo erano delle redingote (un soprabito legato sul davanti, aderente alla vita e lasciato libero sotto) molto corte con un grande colletto che faceva una gobba sulla schiena e una gigantesca cravatta come se si volesse nascondere un gozzo. Alle gambe, calzoni fino al ginocchio, di velluto o seta nera, o calzette variegate, attorcigliate sulle gambe e calati sulle caviglie. Ai piedi, scarpe a punta che ricordavano la silhouette delle calzature medievali.Le donne s’ispirarono all’antichità pagana e indossavano pepli, mantelli, tuniche alla greca o alla romana, tornate di moda, guarda caso, anche quest’estate a giudicare dalle collezioni di Dior, Ermanno Scervino e Rochas. 

Le "top model" cui ispirarsi, se così possiamo dire, erano Cerere e Minerva, Diana e Onfale, rese icone di stile dalla statuaria classica. Queste vesti avevano stoffe leggere, quasi trasparenti e senza tasche tanto che escogitarono il vezzo di portare il fazzoletto in un sacchetto detto “balantine” (alla greca) o “reticule” (alla latina). Ai piedi, i coturni, sandali allacciati sopra le caviglie con cordoni incrociati o fasce ornate di perle. Una delle Merveilleuse più in vista, Thérésa Tallien, cominciò a ornare le dita dei piedi con anelli costosi e altre la imitarono aggiungendo cerchi d'oro alla gambe.

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    stilettate





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