Divorzio, i figli possono essere felici. A patto di dire addio a Freud
Nuova puntata dell'inchiesta di Affaritaliani.it sul mondo delle separazioni e dei divorzi. A intervenire nel dibattito è Gian Piero Turchi, docente di psicologia clinica all'Università di Padova, che commenta in un'intervista l'attuale situazione italiana soprattutto in materia di affido condiviso.
"La nostra legislazione, che prevede la divisione paritetica dei tempi tra genitori, è una delle migliori in circolazione rispetto al panorama internazionale - esordisce Turchi -. Ma permangono due criticità molto forti, che riguardano la magistratura e i servizi socio-sanitari, e che hanno portato a tre revisioni della legislazione in questi anni". Se la prima legge sul diritto di famiglia è stata la 151/1975, emanata cinque anni dopo l'istituzione del divorzio in Italia, poi è arrivata la legge 54/2006 sull'affido condiviso e infine l'attuale normativa di riferimento è il decreto legislativo 154/13, art 337 ter cc, che ha introdotto anche la tutela e la legittimità dei figli nati al di fuori del matrimonio. "Nel caso della magistratura manca un'adeguata formazione sui dettami della legge. Paradossalmente a volte è il magistrato stesso che non valorizza la proposta di gestione della prole prevista a livello legislativo. In secondo luogo, anche i servizi sociali non sono adeguati rispetto all'innovazione portata dalla legge, che tutela il minore e mantiene invece unito il 'nucleo allevante', anche quando i genitori fanno scelte individuali".
Quello di "nucleo allevante" è un concetto diverso da quello di famiglia: se marito e moglie non sono più tali, padre e madre continuano comunque a a interagire ed è questo il piano di relazione che va mantenuto integro per non penalizzare la prole.
"La legge fornisce gli strumenti giuridici per farlo, ma, oltre alla magistratura, anche i servizi socio-sanitari non sono adeguati - prosegue Turchi -. Sono rimasti ai tempi del freudianesimo più bieco, per cui la mamma è vista come figura principale, il papà è figura di supporto. Da questa teoria consegue che il bambino è bene stia con la mamma. Ma queste sono idee superate non solo nella teoria, ma anche nei tempi".
Lo spostamento dei figli da una casa all'altra, come avviene quando si applica il tempo paritetico per i genitori, secondo Turchi è un problema irrilevante. "Al contrario: avere due case, due camere da letto, per il bambino può perfino essere divertente. Ma è fondamentale che riconosca il nucleo allevante integro e che non si senta invece usato come elemento di confronto e scontro tra i genitori, che magari stanno litigando soprattutto per questioni patrimoniali".
"Ci sono sentenze lungimiranti - prosegue Turchi - che hanno stabilito che i figli devono rimanere sempre nella stessa casa e che devono essere i genitori a ruotare la loro presenza: ovviamente si tratta di casi eccezionali, ma questo fa capire in quale direzione procedere. Il bambino deve essere al centro".
Non servono ulteriori modifiche legislative, secondo Turchi, ma molta formazione e mediazione. "La mediazione è uno strumento poco usato dai giudici, che invece dovrebbero più spesso obbligare gli ex coniugi a trovare un assetto interattivo tra loro, grazie al supporto di specifiche figure esterne".
Ma anche i servizi sociosanitari dovrebbero cambiare la loro impostazione: "Ne fanno sempre una questione di carattere terapeutico. Ma i genitori non sono malati se si sono separati. Hanno semplicemente fatto delle scelte di vita legittime, che la legge, e soprattutto la vita, consentono. Non servono tearpie per risolvere chissà quali traumi irrisolti, ma servirebbe un aiuto concreto nella gestione della nuova situazione familiari. Basta con le teorie vetero-freudiane secondo le quali il minore riceve un trauma irreparabile se i genitori si separano, non è assolutamente così".
Maria Carla Rota
@MariaCarlaRota
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