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Costume
Vi dichiaro divorziati, libro-inchiesta sul diritto di famiglia in Italia

Il novantunenne che decide di separarsi dalla moglie per riconquistare la sua libertà; coppie che vanno in frantumi per una chat, alla ricerca di amori o avventure sulla rete fino a consumare la loro vita – e il loro matrimonio – vivendo nella virtualità; madri che “scoprono” di voler essere mamme “a rate” e padri che architettano la più misera e becera delle strategie per potersi rifare una vita con una ragazza giovanissima pronta a giurare eterno amore. Storie che si consumano, lentamente e inesorabilmente, come il conto in banca che viene prosciugato a causa di frequentazioni prolungate con le slot machine: famiglie ridotte sul lastrico, figli costretti a interrompere gli studi per cercare un lavoro e aiutare i genitori a sopravvivere, madri vittime di mariti-orchi e padri separati costretti a vivere in un garage prestato da qualche amico,  a ricorrere alla mensa della Caritas a cena, per poi mettersi la cravatta e andare in ufficio il giorno dopo. E poi le violenze, quelle fisiche e psicologiche, che non conoscono genere, età, estrazione sociale, geografia. Storie toccanti, come quelle di Giorgio Ceccarelli e Carolina Tana. Figli spesso usati come “bottini di guerra”, “merce di scambio”, arma di rivalsa contro il coniuge.

Si chiama “Vi dichiaro divorziati” il libro scritto da Gian Ettore Gassani, avvocato matrimonialista e presidente nazionale dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani, edito da Imprimatur. Il volume, con prefazione di Maurizio de Giovanni e i contributi di Anna Maria Casale, psicologa e psicoterapeuta, Maura Manca, psicoterapeuta, psicologo clinico e forense, e del giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti, segue di pochi anni “I perplessi sposi”, romanzo d’esordio di Gian Ettore Gassani, che ha venduto oltre 25mila copie.

vidichiarodivorziati
 

Niente tecnicismi, ma un saggio romanzato che fotografa l’Italia racchiusa tra le mura domestiche: come cambiano i rapporti, come mutano i matrimoni e gli addii, le famiglie e i genitori. Dal riconoscimento del diritto dei figli alla bigenitorialità (nel 2006) alla legge 219/12 che abolisce le differenze tra figli nati nel matrimonio e quelli nati da coppie non sposate; dalla legge 55/2015 che consente il divorzio breve alla legge 162/14 che introduce il “divorzio fai da te” (negoziazione assistita); dal divorzio breve della Chiesa alla sintesi del “genitore 1” e “genitore 2” che, in alcuni contesti, sembra aver prevalso sul tradizionale “padre” e “madre”. E’ un’Italia che cambia, anche se spesso il legislatore non se ne accorge e l’immagine del Paese tradizionalista ad oltranza sembra rimpicciolirsi sempre più. I numeri parlano chiaro. Il 30% delle separazioni avviene a causa delle chat di whatsapp e facebook. Il matrimonio non è più un’istituzione incrollabile: ogni anno sono 100mila i bambini che nascono da coppie di fatto.

Nel 2013 i matrimoni sono stati meno di 200.000: erano 430.000 nel 1974. Dal 2010 le separazioni e i divorzi hanno numeri costanti: una media di 88.000 le prime, di 53.000 i secondi, mentre sono 30mila le coppie di fatto che ogni anno scoppiano. La differenza tra Nord e Sud è abissale: 400 separazioni ogni 1000 matrimoni al nord contro i 200 al sud. Mediamente ci si separa dopo 16 anni di matrimonio e si divorzia dopo diciannove. La cosiddetta crisi del settimo anno si attesta al 9,3% delle separazioni. Nel 70% dei casi, i matrimoni misti finiscono in tribunale: l’affidamento condiviso dei figli viene disposto 9 volte su 10 e l’assegno di mantenimento dei figli lo versa, nel 94% dei casi, il padre. L’importo medio è di 521 euro per i figli e di 492 euro per l’altro coniuge. Nel 58,2% delle separazioni la casa coniugale è assegnata alla moglie. Si fa in media un figlio per coppia: le nascite sono per lo più incrementate dagli stranieri. Ci si sposa sempre meno in chiesa, a Milano solo il 30% delle coppie fa il grande passo sull’altare. Il sorpasso è avvenuto anche a Roma: il 55% dei matrimoni si celebra in Comune.  Il 70% delle coppie opta per la separazione dei beni. Aumenta il numero delle convivenze more uxorio, che sono circa un milione.

Numeri che impongono un cambiamento a livello legislativo rapido e importante, che sia in linea con i mutamenti che la nostra società sta conoscendo.

Anche perché il rischio della sentenza errata è dietro l’angolo e non bastano le “riforme a costo zero”, come la negoziazione assistita, per risolvere il problema: sbagliare una sentenza che riguarda il diritto di famiglia, significa condannare a morte la vita di quella famiglia, i suoi sentimenti, i suoi valori.  Sullo sfondo la figura dell’avvocato, che diventa confessore e custode di segreti, paure, sogni, chiamato a trovare un equilibrio delicatissimo tra il suo dovere di legale e la fedeltà ai suoi principi e alla sua coscienza. Tra una società che cambia e un sistema che fatica a starle dietro. 

“Il processo, ormai, è solo una gara a chi picchia di più – scrive Gassani – Il diritto dice belle cose, sforna principi di giustizia. Ma è solo teoria. La legge parla una lingua, lo Stato e la società un’altra. Cosa significa essere buoni avvocati oggi? Comincio a chiedermelo ogni giorno ma non trovo la risposta che vorrei. Anche di questo ho paura. Eppure l’orgoglio per la mia toga è ancora vivo”.

Gian Ettore Gassani,Vi dichiaro divorziati”, edizioni Imprimatur, 2015, pp. 281

Gian Ettore Gassani è Avvocato matrimonialista e presidente nazionale e fondatore dell’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani per la tutela delle Persone, dei Minorenni e della Famiglia. E’ cassazionista del Foro di Roma. Direttore Nazionale Inarf (Istituto nazionale di ricerca statistica sulla famiglia e sui minori). Autore del saggio “ I Perplessi Sposi” (Aliberti Editore), prefazione di Paolo Guzzanti (268 pagine).

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