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Costume
Viaggio in Marocco, le mille ed una leggenda di Féz

Di Harry Di Prisco

Vari sono i modi di andare alla scoperta di Féz, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, la più antica delle quattro città imperiali del Marocco e capitale spirituale e culturale del regno, uno dei tanti è quello di andare alla ricerca delle sue leggende millenarie che si perdono nella notte dei tempi. Ora visitare la città è più facile grazie al nuovo volo diretto dell’Air Arabia Maroc che collega Roma a Fèz il lunedì (partenza ore 23,40) e il Giovedì (partenza ore 21,30). In tal modo il collegamento aereo diretto con l’Italia aumenta a sette voli, tutti a tariffa ridotta, consentendo così un maggior numero di scambi turistici e per affari.

 

Il sultano e la ballerina

 

Il sultano merinide Bou Inania, che regnò dal 1350 al 1358 data della sua morte, sposò una ballerina. Per farsi perdonare dal popolo di Féz diede ordine a un suo ministro di costruire una medressa con minareto per insegnare il Corano ai giovani, senza badare a spese. Fu scelto come luogo una discarica dei rifiuti. Alla fine la costruzione fu pronta, ma costò troppo, davvero troppo. Il ministro per evitare di perdere la testa fece riportare sulle mattonelle di ceramica che rivestivano le pareti delle frasi che elogiavano il sultano, invece delle consuete invocazioni in onore di Allah. Il sultano, a completamento dei lavori, visitò la medressa e a chi gli faceva notare le inusuali scritte sulle mattonelle disse: «se una discarica può diventare una medressa allora una donna di facili costumi può diventare una grande dama».

Ancora oggi la stupenda medressa, uno dei pochi luoghi religiosi accessibili ai turisti di fede non islamica,  che porta il suo nome, è visitabile nella Medina di Féz.

 

Le nozze in panetteria

 

Le donne di Féz portano a cuocere il pane e i dolci al forno pubblico della Medina, un angusto locale dove è tutto un andirivieni di madie, ruoti e focacce. Il fornaio si immerge in una fossa per infornare le pagnotte nel vetusto forno a legna. Per riconoscere le pagnotte le ingegnose ragazze mettono il loro “sigillo”: tre dita infilate nella pasta fresca in svariati modi. Essendo questo il luogo dove converge la “meglio gioventù” della cittadina, viene di conseguenza che i ragazzi, desiderosi di mettere su famiglia, chiedono proprio al panettiere consigli e informazioni sulle sue clienti. La risposta è sempre la stessa: «è una brava ragazza, senza grilli per la testa, la conosco fin da bambina!». Ed ecco che le nozze sono alle porte.

 

Il cannone del Forte

 

Davanti al Forte Borj del 1582, situato su una collina, si scorge un minaccioso cannone in bronzo del XVI secolo di ben 12 tonnellate. Il Forte era un’antica fabbrica di armi e di pezzi di artiglieria, ora è un museo delle armi nelle cui 13 sale - dove vengono fornite molte informazioni sulla stoia e le tradizioni del Marocco - sono esposti 5000 pezzi, alcuni con pietre preziose incastonate, molti dei quali donati personalmente dal re.

 

La bottega di Maometto

 

Vicino ad una Moschea esiste tutt’ora un antico negozio la cui porta non viene mai aperta. Si racconta che il proprietario, un secolo e mezzo fa sognò il profeta Maometto e da quel giorno il commerciante non aprì più la bottega. Ancora oggi il locale risulta chiuso e spoglio. All’interno si intravede una cornice che racchiude versetti che inneggiano ad Allah.

 

Una essenza magica per cacciare gli spiriti maligni

 

Le profumerie di Féz sono luoghi magici a metà tra le erboristerie e le parafarmacie. Qui si può acquistare tutto ciò che serve a praticare la magia bianca, per esempio: un miscuglio di incenso ed altri misteriosi componenti in forma di palline di vari colori da bruciare in casa in un turibolo su un carboncino per scacciare le entità malefiche che infestano le abitazioni; il famoso olio di Argan puro apprezzato per i suoi benefici effetti sulla pelle e sui capelli; l’olio ricavato dai semi di fico d’india per il lifting del viso; l’olio di Argan per uso alimentare che si racconta venisse usato in abbondanza come Viagra naturale da un sultano che aveva 500 mogli.

 

La bolgia infernale delle concerie

 

Nonostante l’odore nauseabondo vale la pena di visitare una conceria. La guida vi condurrà attraverso i vicoli della Medina (che sono oltre 9400) fino a farvi salire su una terrazza per ammirare come gli operai addetti alla tintura delle pelli, lavorino immersi in vasche dove sono sciolti i colori vegetali: il papavero per il rosso, la menta per il verde, lo zafferano e la curcuma per il giallo; l’indaco per il blu; l’antimonio per il nero. Negli ultimi anni le tinture chimiche stanno sostituendo quelle vegetali. Le pelli lavorate vengono trasportate a dorso d’asino nei vicini cimiteri per l’asciugatura. Alcune persone protette a malapena con degli stivali e guanti, sono dediti alla prima fase di lavorazione: il trattamento con calce viva. Sono in corso dei lavori edili per rendere navigabile il fiume che si trova nelle vicinanze della conceria.

Terminata la visita, che si effettua con un ramoscello di menta vicino al naso per contrastare il forte odore, è consigliabile una visita al negozio sottostante per gli acquisti di oggetti di pelletteria, alcuni dei quali veramente ben fatti.

La casa delle nove bocche d’acqua

 

La distribuzione dell’acqua a Féz è stata sempre ingegnosa. Lungo le mura di cinta è collocato un orologio ad acqua che attraverso 12 finestre scandiva le ore. Un recipiente di rame dietro l’orifizio al suo riempirsi consentiva il travaso dell’acqua nel successivo recipiente che attraverso un sistema di leve apriva la finestra dell’ora seguente. Alle porte della città si può tuttora visitare l’antico acquedotto, una vera opera di ingegneria idraulica: in una vasca confluisce l’acqua che proviene dalle montagne del Medio Atlante per poi essere trasferita mediante alcuni canali alle fonti considerate prioritarie, cioè alle fontane pubbliche per l’abbeveraggio degli animali, alle moschee per le abluzioni rituali ed ai palazzi del potere. Se il flusso era abbondante veniva utilizzato un canale più piccolo per far sì che l’acqua giungesse anche alle abitazioni private. Visitando il Palais Menebhi, oggi unico ristorante considerato monumento storico del Marocco perché qui fu firmato il trattato di protettorato tra il Marocco e la Francia, si può ancora vedere la bellissima fontana del salone centrale con nove bocche d’acqua (invece di una)  che erano alimentate anche in periodo di siccità. Il palazzo era l’abitazione di un importante ministro del sultano. Come si vede i privilegi dei politici sono sempre esistiti!

Per maggiori dettagli visitare il sito dell’Ente Nazionale per il Turismo del Marocco www.visitmarocco.com

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