Vivere meglio: equilibrio tra limite e libertà
La vecchia generazione (prima del cosiddetto ’68) ci aveva trasmesso il messaggio che la loro società era troppo “rigida”: troppi limiti, troppe gabbie, tutto già deciso, dal militare a chi devi sposare, dal fare il lavoro di tuo padre al trovare una come tua madre, dallo stesso bar tutte le sere allo stesso partito da votare sempre. Per questo ci aiutarono a demolire gli schemi, o almeno lasciarono che noi li demolissimo.
Non pensarono però che c’era anche l’altro opposto, quello della società troppo “fluida”: nessun limite e confine, niente più è per sempre, l’amore, il lavoro, le regole, tutto cambia e ogni giorno tutto ricomincia da capo e dobbiamo rimodellarci in forma diversa, la libertà di prendere ogni giorno almeno 250 decisioni, anche se quel giorno non te la senti, ti viene detto che sei l’imprenditore di te stesso, che devi amare te stesso, che lo stato sei tu, insomma sembra che su niente e nessuno si debba sostenere il mondo se non le tue forze nel sostenerlo.
D’altronde è tutto a termine: il matrimonio, il contratto di lavoro, i figli a 18 anni, i partiti e gli stati sono a termine, le economie e le sociologie sono temporanee, è come essere ritornati nella grande madre giungla la cui mutazione è talmente veloce che in una sola notte milioni di piante muoiono e rinascono, in un solo giorno milioni di animali si predano e sopravvivono.
Forse non dobbiamo scegliere tra limiti e libertà; forse la domanda giusta è “quale equilibrio” sia necessario tra limiti e libertà per vivere decentemente, senza né dittature né giungle, sentendosi vivi e creativi, ma anche sicuri di alzarsi ogni giorno sapendo chi siamo.
Buona fortuna.
Fabio BARZAGLI
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