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Cronache
Airb, i canali giusti per salvare bomboniere e oggettistica in difficoltà

La bomboniera è ancora il cadeau per chi vuole ricordare nel tempo un evento importante della vita, un prodotto icona del Made in Italy. Sono 30mila gli operatori in Italia, 1.500 le piccole e medie aziende che operano in questo mercato produttivo che fattura circa 800 milioni di euro, di cui il 25% dovuto all’export, con seimila punti vendita specializzati oggi dai 12mila della metà degli anni Ottanta. Un calo dettato dalle leggi di mercato, dal cambio generazionale che non ha garantito la successione e dal mutare dei costumi. Un mercato che però resiste e vive ancora su nozze, battesimi, comunioni, cresime e finanche caratteristici oggetti da appendere all’albero di Natale; un business tutto italiano fatto di una miriade di piccole aziende artigiane dell’ottone, della ceramica, dell’argento, del silver, del nastro e del tulle, di pizzi e fiori di carta. Il Coronavirus sta però infliggendo una pesante mazzata a questo comparto e a tante imprese artigiane che rischiano di non aprire più. Proprio nel momento in cui stava rilanciando l’identità della bomboniera, dopo dieci anni di contrazione del mercato, approcciandosi ad una clientela sempre più giovane con prodotti innovativi ma nel segno della tradizione. “La situazione è estremamente difficile per il mondo del wedding, migliaia di aziende sono al tracollo economico e rischiano di non riaprire mai più e, per giunta, licenzieranno gli artigiani e i collaboratori che operano al loro interno. In Campania, ma anche nel resto d’Italia, questo comparto è costituito da piccole e piccolissime realtà imprenditoriali che non riusciranno a reggere all’impatto dello stop imposto dal decreto Dpcm del 22 marzo”.

A indicare il difficilissimo stato del settore è il presidente dell’Associazione italiana regalo e bomboniera (Airb), Luciano Paulillo. L’imprenditore ed organizzatore della fiera Vebo, il salone internazionale del settore che si svolgerà ad ottobre prossimo, disegna uno scenario che, senza l’aiuto del governo e delle istituzioni di categoria come Confcommercio, Confartigianato e Camere di Commercio, vedrà il collasso del comparto.

Delle problematiche del settore se ne era già parlato in occasione dell’assemblea nazionale dell’Airb alla presenza della portavoce dell’associazione, Eleonora Daniele, da sempre al fianco della promozione del made in Italy rappresentato dal comparto produttivo. “I numeri sono chiari”, spiega Paulillo. “Nel nostro settore lavorano circa 30mila operatori dei maggiori distretti produttivi nazionali, dal Veneto al comparto lombardo, dalla Toscana al distretto del centro sud (Campania, Puglia, Sicilia), ma che evidenzia una presenza massiccia di aziende campane per quasi il 50% del totale. Dunque non è difficile capire il danno che subirà il made in Italy della produzione”.

L’allarme, secondo Luciano Paulillo, è affrontabile se scendessero veramente in campo le forze istituzionali che invece non facilitano l’accesso alle risorse che sarebbero state messe in ballo: “Si parla di oltre 25 miliardi, previsti in un primo rilascio annunciato, ai quali farebbero seguito altre decine di miliardi di euro, ma sino ad oggi -denuncia il presidente dell’Airb- nessuno ha visto nulla. Gli aiuti servono nel momento del bisogno, non in futuro, già la settimana prossima diventerebbe tardi, le Camere di commercio e le loro aziende speciali dovrebbero essere i punti di riferimento per il governo, e quindi per le Regioni, così da poter ridurre gli anelli della catena e giungere velocemente alle aziende in difficoltà”.

 La soluzione indicata favorirebbe certamente, per velocità e conoscenza dei tessuti produttivi delle singole regioni, la strada della ripresa consentendo alle aziende di poter avere subito una boccata di ossigeno. Ma per Paulillo l’impegno deve prevedere anche il mondo bancario, dove il governo deve rendersi garante delle linee di credito e, soprattutto, prevedere scivoli amministrativi per le tasse ed imposte con una rateizzazione dei pagamenti a lungo termine”.

 

 

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