Alberto Genovese lascia il carcere. Ai domiciliari in una casa di cura - Affaritaliani.it

Cronache

Alberto Genovese lascia il carcere. Ai domiciliari in una casa di cura

Gip Milano: vuole devolvere patrimonio in un trust

 

Il fondatore di Facile.it, Alberto Genovese, lascia San Vittore e andrà agli arresti domiciliari in una casa di cura per le dipendenze. Lo ha stabilito il tribunale di Milano, che ha accolto l'istanza dei legali dell'imprenditore, Luigi Isolabella e Davide Ferrari. Genovese si trovava nel carcere milanese dal 7 novembre scorso per due presunti casi di violenza sessuale nei confronti di una 18enne a Milano e di una 23enne a Ibiza. Il 43enne avrà il braccialetto elettronico. Genovese ha lasciato Facile.it nel 2014 e "da oltre sette anni non ha alcun ruolo operativo" nell'azienda, si legge in una nota della società, "che non solo non ha nulla a che fare con la vicenda, ma non ha ormai nulla a che fare con Genovese".

Gip Milano, Genovese vuole devolvere patrimonio in un trust - Alberto Genovese "e' in procinto di devolvere l'intero patrimonio in un trust", un modo per separarsi "in termini oggettivi dalle proprie disponibilita' e dal controllo delle stesse" garantendo "comunque il pagamento delle spese di giustizia" e "eventuali risarcimenti dei danni dovuti" alle vittime, "nonche' il pagamento di qualsiasi debito d'imposta" o "sanzioni amministrative". Lo si legge nell'ordinanza con cui il gip di Milano Tommaso Perna, col parere favorevole della Procura, ha dato l'ok alla concessione per l'imprenditore del web dei domiciliari "presso la Comunita' Crest di Cuveglio", provincia di Varese, per "proseguire il percorso di disintossicazione" iniziato in carcere. Nel provvedimento il giudice analizza i motivi per cui le esigenze cautelari si sono attenuate e sono sufficienti i domiciliari con braccialetto elettronico: riguardo al pericolo di reiterazione del reato segnala che nel "lungo periodo di detenzione ha tranciato i suoi legami con l'ambiente nell'ambito del quale si erano sviluppate le relazioni patologiche con le vittime". In relazione alla "potenziale pressione esercitabile dall'indagato sui testi" e sulle vittime delle presunte violenze, per il gip va "tenuto conto del fatto che non sono stati chiariti gli aspetti del tentativo di depistaggio effettuato nei confronti" della 18enne, che avrebbe subito abusi ad ottobre. E non si puo' fare, dunque, "una valutazione circa l'esistenza di un pericolo di inquinamento probatorio non soltanto 'potenziale' o astratto, ma anche attuale e concreto".