Barista licenziata dopo furto di birra e patatine. Il Tribunale "illegittimo"
Titolare del Bar condannato a risarcire l’ex dipendente perché “non leso il vincolo di fiducia”
Una busta di patatine e una birra infilate in borsa (dal valore di 2€) a fine turno costano il posto di lavoro a una barista, che però ricorre in giudizio e vince perché il provvedimento è “sproporzionato”, quindi il licenziamento illegittimo.
Per i legali della donna: "È una sentenza importante perché ormai da tempo la giurisprudenza si stava orientando a dire che non è tanto l'entità del furto che giustifica il licenziamento ma è sufficiente il furto in sé ad interrompere il vincolo di fiducia”. L’episodio raccontato dall’edizione di Bologna de “La Repubblica”, è risalente a settembre 2019, sempre secondo i legali il giudice ha fatto "un ragionamento davvero umano, facendo riferimento al fatto che la lavoratrice era stanca, a tarda sera, dopo ore di lavoro, e in questo contesto aver preso un pacco di patatine e una birra non può incidere sul rapporto di fiducia".
Non avendo altri provvedimenti disciplinari e ispirandosi ai principi addotti dalla Cassazione – per la quale è fondamentale la “tenuità del fatto oggettivo” - non è possibile desumere i comportamenti futuri del lavoratore con questo episodio, e non è nemmeno possibile che ciò scalfisca il rapporto fiduciario.
Quindi per il Tribunale il gesto sarebbe censurabile dal punto di vista della condotta, ma riconducibile a una “debolezza” piuttosto che alla lesione dell’obbligo fiduciario. Punibile sì, ma con una sanzione conservativa dell’impiego. Il Jobs Act prevede comunque l’estinzione del rapporto di lavoro, dunque il Bar è stato condannato a pagare tre mensilità, il mancato preavviso, e le spese processuali. Per un totale complessivo di oltre 5mila euro.
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