Antonio Bassolino, 73 anni, ha subito ben 19 processi e ha ottenuto 19 assoluzioni.
E merita le espressioni di solidarietà bipartisan, rivolte (non letta quella di Giorgio Napolitano, suo storico avversario, nel PCI) a don Antonio, da Afragola, che è stato due volte Sindaco di Napoli e due volte Governatore della Campania : le poltrone, oggi, occupate da Gigino de Magistris e da don Vincenzo De Luca, i duellanti, parolai, inconcludenti e rissosi, di questa drammatica fase dell’emergenza-Covid. Che sta evidenziando l’incapacità di farsi ascoltare, a Roma, nelle “stanze dei bottoni”, di nenniana memoria, degli amministratori del Sud.
Ma le assoluzioni, tardive, e i lunghi e dolorosi procedimenti penali assolvono Bassolino dalle responsabilità giudiziarie, non da quelle politiche.
Come amministratore, prima di Napoli, poi della Campania, l’ex allievo di Pietro Ingrao ha fallito. Non lo sostengono solo gli avversari, ma lo ha affermato non un Carneade campano. Bensì uno dei principali collaboratori di Bassolino, Isaia Sales, prima parlamentare dei Ds e poi sottosegretario, oggi acuto saggista.
Sales, di Pagani, 70 anni, in uno dei suoi libri più apprezzati (“Napoli non è Berlino”) ha illustrato la decadenza, morale, di Napoli e del Mezzogiorno, la stella caduta di Antonio Bassolino, che guidò la stagione dei Sindaci, ma non è stato all'altezza della forza rivoluzionaria della sua investitura.
A differenza di Berlino, capitale di tutta la Germania, Napoli è rimasta sola e assediata dalle sue colpe. Sales non ha risparmiato nulla a Bassolino, insieme al quale ha conosciuto la mortificazione di un fallimento senza appello.
Con il nemico di Re Giorgio, è tramontata, definitivamente, la grande illusione che Napoli e il Sud potessero farcela, da soli, a uscire dalla loro arretratezza, senza una proficua relazione con l’economia e la politica nazionale. Relazione che non c’è stata nè quando, a Roma, governava il centrodestra, nè durante gli esecutivi dì centrosinistra.
Sales non ha giustificato l'ex leader, ma ha chiamato in causa i compagni di Roma, coloro che hanno guidato il partito e poi il Paese. E non hanno capito, né aiutato, né vigilato.
La crisi e la fine della lunga egemonia di Bassolino ha provocato l’allontanamento dei progressisti dalle urne. E l’elezione a Sindaco, per 2 volte, con solo metà degli elettori alle gabine, di un ex magistrato, che si atteggia a Masaniello, arringa negli studi delle Tv, ma rischia di fare, in politica, la triste fine di Ingroia. E intanto litiga con un vecchio avversario di Bassolino, don Vincenzo De Luca, “lo Sceriffo di Salerno”.
Prima di guardare, di nuovo, a don Antonio come l’Uomo della Provvidenza, non dimentichiamo che il “Risorgimento“ napoletano fu un bel titolo, con uno svolgimento non all’altezza. E deluse le tante speranze, che aveva suscitato. Come ammettono, con amarezza, Sales e non pochi ex seguaci di Bassolino, la sinistra non ce l’ha fatta, per un molto lungo periodo, a far prevalere un modello alternativo alla pratica discrezionale di governo e neppure a relegare le clientele a una eccezione e non a una prassi corrente e abituale. Un’occasione di riscatto e di cambiamento che, almeno per la generazione dell’ex Sindaco, non si ripresenterà.
Commenti