“Cambio sesso a 13 anni, una follia: cambieremo la legge”. Parla Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:47

“Cambio sesso a 13 anni, una follia: cambieremo la legge”. Parla Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia

Jacopo Coghe è il portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, realtà nata nel 2019 a seguito della fusione tra Pro Vita e Generazione Famiglia. Classe 1984, sposato e padre di 6 figli

di Salvatore Isola

"Cambio sesso a 13 anni, una follia": Jacopo Coghe (Pro Vita & Famiglia) attacca la decisione e chiede di cambiare la legge

La recente decisione di autorizzare il cambio di sesso anagrafico a un minore di 13 anni ha acceso un forte dibattito pubblico e politico. Tra le voci più critiche c’è quella di Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, che definisce il caso «una follia» e annuncia l’intenzione di battersi per un cambiamento della normativa. In questa intervista Coghe affronta i temi della transizione di genere nei minori, del ruolo della medicina e della magistratura, delle politiche educative e delle battaglie future dell’associazione. 

Coghe, avete detto: “una follia”. Perché?

"Perché è assurdo sostenere che un tredicenne abbia 'piena consapevolezza' su qualcosa che incide in modo enorme su un’identità che non si è nemmeno ancora pienamente formata. È una contraddizione in termini. La stessa legge non considera un tredicenne maturo per farsi un tatuaggio ma lo sarebbe per bloccare la pubertà, assumere ormoni e cambiare sesso sui documenti? Se non è una follia questo…"

Ma il percorso è stato certificato da medici e psicologi, secondo il Tribunale.

"Non è affatto una garanzia. Su disforia e transizione dei minori per anni una parte del mondo medico-psicologico ha applicato protocolli spacciati per scienza e invece guidati da un’impostazione ideologica, il cosiddetto approccio affermativo: il minore “si sente” altro e tu lo confermi senza indagare altre possibili cause del suo disagio. La comunità scientifica internazionale sta abbandonando questo approccio, ma in Italia è duro a morire. Se è vero poi che questo caso è passato per il Careggi…"

A che si riferisce?

"Secondo quanto riportato dalla stampa, il minore sarebbe stato seguito dall’Ospedale Careggi di Firenze, dove già a 11 anni sarebbe stata somministrata triptorelina per bloccarne la pubertà. Proprio il Careggi nel 2024 è finito al centro di forti polemiche dopo rilievi del Ministero della Salute che parlavano di criticità molto significative anche sull’uso della triptorelina nei minorenni. Quindi sì: abbiamo il diritto, e il dovere, di dire che questo caso non può essere liquidato come 'tutto a posto'".

Quindi che tipo di intervento chiedete?

"Stop alla triptorelina, agli ormoni e alla transizione per minori. Un adolescente in sofferenza non è nelle condizioni di dare un consenso pieno e libero a terapie che alterano il suo sviluppo e gli cambiano i connotati fisici. Il Parlamento sta discutendo una legge che pone dei limiti alla triptorelina: è un inizio, ma noi puntiamo al bando. E nel 2026 lanceremo una grande campagna di sensibilizzazione nazionale".

Avete tirato in ballo anche la vicenda della “Famiglia nel bosco”. Che c’entra?

"C’entra perché mostra un paradosso: la stessa magistratura che consente a un minore di cambiare sesso su richiesta dei genitori sottrae figli con la forza ad altri genitori per il loro stile di vita discutibile ma non violento. È un ribaltamento totale della scala di valori".

A proposito di educazione, la Camera ha approvato il disegno di legge sul consenso informato a scuola, una vostra battaglia storica…

"Abbiamo raccolto più di 50.000 firme per questo provvedimento di assoluto buonsenso: quando si toccano temi sensibili in classe, addirittura con la presenza di figure esterne, i genitori devono sapere e decidere. Troppo spesso 'educazione sessuale' è stata la copertura per lezioni ideologiche in salsa gender e LGBT, con discorsi su cambio sesso, identità 'fluide', utero in affitto. Di fronte a tutto questo i genitori devono avere il diritto di dire: mio figlio no".

Passando ad altro, avete accusato l’UE di voler istituire un “Erasmus dell’aborto”. Addirittura?

"Scusi, lei come lo chiama un progetto per finanziare, coi soldi dei cittadini europei, i viaggi delle donne che vogliono abortire in Stati membri con leggi più permissive di quelle nei loro Paesi di origine? Questo è previsto dalla Risoluzione approvata dal Parlamento UE in appoggio alla campagna transfemminista MyVoiceMyChoise. Mentre l’Europa muore di inverno demografico. Aveva ragione Benedetto XVI quando parlava del ‘congedo dalla Storia’ dell’Europa. Il nostro continente si sta suicidando".

Nel 2026 quali altri fronti aprirete?

"Difesa dei minori dai danni dell’ideologia gender e difesa della vita nascente restano centrali, così come la denuncia del meccanismo eutanasico che spinge anziani, malati e fragili a farsi fuori col suicidio assistito. Ma nel 2026 affronteremo di petto il tema della libertà di espressione, gravemente minacciata da continui attacchi, intimidazioni, minacce e dalle censure dei nostri manifesti da parte dei sindaci di sinistra. E siccome i giudici gli fanno da spalla, stiamo ricorrendo alla Corte Europea dei Diritti Umani".

Insomma, non vi arrendete mai?

"Siamo Pro Vita. Guardiamo al futuro per definizione".