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Cronache
Carcere, più leggi più puoi usare Skype i ristretti scrivono a Mattarella

Carcere, più leggi più puoi usare Skype, i ristretti scrivono a Mattarella

L'emergenza coronavirus nelle carceri è un problema che potrebbe, se mal gestito, diventare una possibile bomba epidemiologica, a rendere ancora più delicata la questione quarantena per i ristretti e l'ordinamento carcerario è lo stop delle visite parentali che rende ancora più fragile il rapporto tra le famiglie e le persone detenute e difficile la vita negli istituti.

Un articolo su Minima e Moralia parla del progetto culturale della direzione del carcere di Livorno "Le Sughere" che sfrutta l'emergenza sanitaria per incentivare la lettura. 

Il progetto prevede infatti per i detenuti che leggono e compilano la scheda di un libro un premio in tempo extra da usare per parlare con le proprie famiglie ora che è possibile e permesso fare videochiamate. Il progetto si fonda sì sui principi dell'articolo 27 della costituzione, che sancisce come la pena debba essere volta alla rieducazione, ma la messa in pratica presenta un vizio di forma, in questo caso infatti parrebbe che l'oggetto di scambio sia il diritto all'affettività, in un momento difficile per la popolazione detenuta e le loro famiglie.

L'idea, di scambiare libri letti con premi non è nuova, ed è brasiliana. Il "Reembolso através da leitura", è infatti un programma di recupero approvato nel 2012 negli Stati del Paraná e del Ceará sotto la presidenza di Dilma Rousseff e realizzato successivamente anche altrove nella repubblica federale. Il Reembolso permette, a determinate persone detenute, uno sconto di pena pari a quattro giorni in un mese per ogni libro letto fino a un totale di quarantotto giorni in un anno, come spiega l'articolo di Minima e Moralia a firma della scrittrice di numerosi libri sull'argomento carceri e società contemporanea Giada Ceri.

L'iniziativa del carcere di Livorno era partita proprio ad imitazione di questa misura, infatti il Reembolso è diventato una forma di imitazione in diverse carceri italiane. Questa misura fa emergere in tutta la sua forza la difficoltà dei progetti culturali in carcere quando sono legati a un principio che si fonda su meccanismi di punizione e premialità.

Un altro aspetto di questa vicenda è l'uso di internet in carcere e la possibilità di usarlo per effettuare videochiamate, prima per le misure di sicurezza questo non era possibile o effettuato solo in pochi istituti. L'emergenza apre per la prima volta a un modo di comunicare nuovo per i detenuti e i loro parenti.

Ora i detenuti del carcere di Livorno scrivono al presidente Mattarella per chiedere che anche dopo l'emergenza rimanga la possibilità di usare la rete per chiamate e videochiamate, come riporta La Repubblica.

“Chiediamo che questa concessione fatta in questo periodo di emergenza possa essere confermata anche per il futuro allineandoci ad Stati europei, dove questo avviene ormai da anni”, scrivono i detenuti che ricordano che prima dell’emergenza già alcuni istituti di pena, come ad esempio quello di Padova, “davano la possibilità di effettuare le videochiamate anche ai detenuti dell’alta sicurezza e non solo della media sicurezza”. Spiega Giovanni De Peppo, garante per i diritti dei detenuti di Livorno: "A Livorno, in questa delicatissima fase, il ruolo di grande equilibrio e capacità del direttore dottor Carlo Mazzerbo, ma anche in particolare di un Ispettore e un gruppo di agenti della Polizia Penitenziaria, hanno assicurato e garantiscono permanentemente il funzionamento dei collegamenti sia nelle sezioni dei detenuti comuni che di quelli della alta sicurezza. Assicurare diritti e garantire sicurezza sono le azioni che in un istituto di pena vanno sempre d'accordo e in questa fase più che mai impariamo che solo la sensibilità, l'umanità, la professionalità di tutti  può salvarci".

 

 

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