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Cronache
Caso Regeni, per l'Egitto: 'Omicida ignoto'. I genitori: "Ennesimo schiaffo"

La procura generale d’Egitto ritiene che l’esecutore dell’omicidio di Giulio Regeni sia ancora ignoto. La dichiarazione arriva dopo che la Procura di Roma ha dichiarato di essere pronta a chiudere le indagini  a carico di cinque persone appartenenti ai servizi segreti egiziani per la morte del ricercatore friuliano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel 2016.

Da parte sua la procura egiziana non è d'accordo con l'accusa avanzata da Roma e sostiene "di aver raccolto prove sufficienti nei confronti di una banda criminale, accusata di furto aggravato degli effetti personali di Giulio Regeni che sono stati rinvenuti nell’abitazione di uno dei membri della banda criminale. Le indagini hanno accertato che la stessa banda aveva già compiuto atti simili ai danni di cittadini stranieri, tra i quali anche un altro cittadino italiano e alcune testimonianze acquisite hanno consolidato il quadro probatorio. Inoltre il modus operandi della banda è caratterizzato dall’utilizzo di documenti contraffatti di appartenenti alle forze dell’ordine". Per questo motivo la procura generale dell' Egitto ha spiegato che "procederà per nei loro confronti con la chiusura delle indagini, incaricando inoltre gli inquirenti competenti di intraprendere tutte le misure necessarie per giungere all’identificazione dei colpevoli dell’omicidio".  Intanto la procura della Repubblica di Roma "prende atto della decisione della procura generale d’Egitto".

I genitori di Giulio Regeni, Paola e Cludio Regeni insieme all'avvocato Alessandra Ballerina, in una nota hanno commentato "l'ennesimo incontro infruttuoso tra le due Procure" sottolineando come "in questi 5 anni abbiamo subito ferite e oltraggi di ogni genere da parte egiziana, ci hanno sequestrato, torturato e ucciso un figlio, hanno gettato fango e discredito su di lui, hanno mentito, oltraggiato e ingannato non solo noi ma l’intero Paese".- prosegue la nota - "se da un lato la risoluta determinazione dei nostra procuratori che hanno saputo concludere le indagini, senza farsi fiaccare né confondere  dai numerosi tentativi di depistaggio, dalle interminabili dilazioni e dalle mancate risposte egiziane, d’altra parte non possiamo che stigmatizzare una volta di più la costante e plateale assenza di collaborazione da parte del regime che continua a non rispondere alla rogatoria del 29 aprile 2019 e non ha neppure voluto fornire l’elezione di domicilio dei 5 funzionari della National Security iscritti nel registro degli indagati due anni fa".

Nella nota che accompagna la notizia di come i procuratori egiziani abbiano "avanzato riserve" sull'operato dei magistrati ed investigatori italiani, considerando insufficienti le prove raccolte, la richiesta da parte della famiglia Regeni è di "prendere atto di questo ennesimo schiaffo in faccia e richiamare immediatamente l’ambasciatore".

"Una assoluta mancanza di rispetto nei confronti non solo della nostra magistratura ma anche della nostra intelligenza. Non solo non rispondono - hanno affermato - alle rogatorie e non sono in grado di fornire cinque indirizzi ma persino si permettono di giudicare il quadro probatorio delineato dalla nostra procura, insistendo nel rifilarci il vecchio sanguinario depistaggio dei 5 rapinatori che costò la vita a degli innocenti fatti spacciare per gli assassini di Giulio". Per i genitori del ricercatore italiano, "serve un segnale di dignità perché nessun paese possa infliggere tutto il male del mondo ad un cittadino e restare non solo impunito ma pure amico. Lo dobbiamo a Giulio e a tutti i Giuli e le Giulie in attesa ancora di verità e giustizia".

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