Bossetti: "Voglio essere interrogato". Ed è caccia a tre complici
Massimo Bossetti si farà interrogare. Il muratore, in carcere dal 16 giugno con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, ha chiesto di essere sentito dal pm. Accadrà martedì prossimo e sarebbe la prima volta che l’uomo parla con il magistrato inquirente, dal momento che per due volte si era avvalso della facoltà di non rispondere, confrontandosi solo col gip per la convalida del fermo. Bossetti ha sempre ribadito di voler dimostrare la propria innocenza e intende farlo anche martedì. Venerdì il muratore ha nuovamente incontrato i suoi legali, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni.
A suo carico, soprattutto, il ritrovamento del suo Dna sugli slip e i leggins della ragazzina e una serie di circostanze su cui gli investigatori stanno compiendo accertamenti: la sua utenza telefonica, per esempio, agganciò la stessa cella del telefonino di Yara il pomeriggio del 26 novembre 2010 quando la ragazza fu rapita e poi uccisa.
Dopo Bossetti ora è caccia a Ignoto 2 e Ignota 3, ovvero le tracce di Dna ritrovate sui guanti di Yara, finora ritenute marginali nell’inchiesta sull’omicidio della ginnasta di Brembate Sopra, e che potrebbero invece appartenere ai presunti complici dell’assassino. Tracce che erano sulla parte esterna di uno dei guanti che la tredicenne custodiva nelle tasche del giaccone: una in corrispondenza del pollice, l’altra del dito medio.
La Procura è ancora in attesa dei risultati di altre consulenze: tra queste quella sui peli trovati sulla ragazza, sia umani, sia animali (in questo caso non sarebbero state trovate tracce di Bossetti anche se i consulenti dell’Università di Pavia non hanno ancora concluso il loro lavoro). Altri accertamenti riguardano il Dna maschie e femminile, non ancora attribuiti, trovati nei guanti della ragazza. Un elemento ritenuto, però, marginale e da cui gli investigatori non si attendono particolari novità. I guanti sarebbero sempre rimasti nel giubbotto della ragazza, dove furono ritrovati.
Manca la corrispondenza tra il Dna della vittima e del presunto killer. I risultati della perizia dell'Università di Pavia rimettono tutto in discussione. I peli sul corpo di Yara non erano quelli di Bossetti. Secondo alcuni si rafforza l'ipotesi del complice.
Il dottor Carlo Previderà dell’Università di Pavia, spiega La Stampa, ci sta lavorando da un anno ma non ha ancora finito e non ha trovato una corrispondenza tra i peli e i capelli trovati sul corpo di Yara quando venne scoperta morta da tre mesi nel campo di Chignolo d’Isola e il Dna di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello in carcere da due settimane.
Uno dei punti fermi dell’inchiesta è il Dna di Bossetti trovato sui leggins di Yara ma le indagini non sono ancora finite. La perizia sui peli, secondo indiscrezioni, sembra non andare nella stessa direzione. Nel frattempo i Ris stanno facendo tutti i rilievi del caso sui due veicoli sequestrati al muratore di Mapello, una Volvo station wagon e un furgone Iveco Daily. Sono state trovate alcune tracce che potrebbero essere la prova definitiva contro di lui ma i risultati definitivi ancora non ci sono. E il giallo continua.