Parolin "turbato", il favoritissimo al Conclave azzoppato dal suo amico? Tutt'altro, ora è ancora più papabile - Affaritaliani.it

News

Parolin "turbato", il favoritissimo al Conclave azzoppato dal suo amico? Tutt'altro, ora è ancora più papabile

Dall’altro lato si potrà dire che invece questa potrebbe essere un’uscita tutto sommato provvidenziale

Di Antonino D’Anna

Conclave, Parolin inguaiato dal suo amico? Non proprio

Proprio vero che “Dagli amici mi guardi Dio”: complimenti a Il Giornale che ha fatto lo scoop pubblicando il messaggio Whatsapp che il cardinale Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato, ha inviato ad un suo amico oste, Roberto Apo Ambrosi, nel quale gli ha scritto di non sapere che cosa sia meglio per lui e di essere un po’ turbato.

È stato Ambrosi, detto Apo, a rivelare questa conversazione privata al collega Francesco Boezi del Giornale, e diciamo che se fossimo al posto di Parolin qualche domanda su un amico che spiffera una dichiarazione così delicata, specie in questo momento, ce la porremmo e anche alla svelta. Ma come, hai un amico cardinale che rischia di diventare Papa e tu vai a rendere pubblico a tutti i suoi sentimenti? E che dichiarazione, peraltro: sono turbato.

Le eminenze leggono: e se avesse azzoppato il favoritissimo?

Diciamo che Apo, a cose fatte, una tiratina d’orecchi da parte di Parolin (Papa o meno divenuto) dovrà beccarsela: con misericordia e tatto diplomatico come il cardinale sa fare, ma c’è un limite a tutto. I porporati leggono, almeno hanno letto fino a stamane quando i loro telefonini sono stati sequestrati e li riceveranno a Conclave avvenuto: Franco Bechis ha pubblicato nei giorni scorsi un’eloquente foto dei porporati durante una Congregazione generale mentre compulsano avidamente gli schermi.

Provate a immaginare quanti di essi, per esempio, possono aver letto Affaritaliani e altre testate, ovviamente. E leggere che il candidato più favorito, addirittura accreditato di un blocco voti pari a circa 60 nelle previsioni più spinte, dato per favoritissimo dagli allibratori inglesi, così favorito che se ci investite quattro soldi ne vincete tre da quanto lo danno per scontato, che questo candidato si dica un po’ turbato… vale la pena eleggere un Papa esitante? Vale la pena eleggere uno che tutto sommato, non sapendo che pesci pigliare, insomma potrebbe non essere l’uomo giusto al posto giusto? Che legnata.

E se invece Parolin emergesse come uomo umile?

Certo, dall’altro lato si potrà dire che invece questa potrebbe essere un’uscita tutto sommato provvidenziale. Pretattica, per dirla col calcio: Parolin si presenta timoroso e dunque umile davanti all’enorme incarico che i cardinali nei prossimi giorni, fumata dopo fumata, potrebbero affidargli.

Del resto, gli ultimi Papi prima di Francesco hanno espresso il peso e la paura della nomina: Giovanni Paolo I nell’agosto del 1978 disse di essere sceso a votare tranquillo in Sistina senza sapere a quale pericolo stesse andando incontro; Giovanni Paolo II il 16 ottobre dello stesso anno disse di aver avuto “paura” nell’accettare la nomina ma di aver accettato in spirito d’obbedienza al Signore e confidando nell’aiuto della Madonna; Benedetto XVI non parlò di paura ma si disse “consolato” nel sapere che il Signore sa operare con “strumenti insufficienti” (l’insufficiente era evidentemente lui): solo Paolo VI, si racconta, accettò l’elezione alzandosi in piedi e dicendo “Sì” con voce convinta, per quanto è dato sapere.

Potrebbe dunque essere, questo tratto esitante, un modo per esprimere umiltà, o almeno potrebbe essere inteso in questo senso dagli elettori che possono aver letto Il Giornale stamattina sul presto. Un uomo umile, esitante nel peso che gli cade addosso, semplice: uno sfogo privato (del quale non c’è motivo per dubitare della sincerità) che però dice molto dell’individuo, della sua psicologia, del suo modo di essere. Chissà.

La dura verità di Siri: non si governa con l’umiltà

Tra poche ore queste parole non conteranno più niente, in realtà. Conterà la verità dei numeri, delle schede, l’accensione della stufa e il bruciare del fumogeno bianco o nero. Isolati dal mondo, sotto l’occhio di Dio e del Giudizio universale michelangiolesco, ai cardinali servirà molta fede e molta assistenza dello Spirito Santo, nient’altro.

E un memento ad opera di Giuseppe Siri, roccioso Arcivescovo di Genova morto nel 1989, che dopo la morte di Luciani commentò: “Non è solo con un sorriso che si governa e neppure con le attestazioni di umiltà e semplicità”. Appunto: conta anche la capacità di comando e, di questi tempi, mediazione nella Chiesa per raddobbare gli strappi di Jorge Mario Bergoglio. Se penseranno a Parolin, i cardinali si dovranno concentrare su questo e non altro. Extra omnes, fuori tutti!

LEGGI TUTTE LE ULTIME NEWS