Consumatori, carne da...macello
Lo chiamano scandalo, ma solo perché al posto della carne di vitello s'è scoperto che in alcuni prodotti surgelati di marca c'era carne di cavallo, o anche carne di cavallo. Però lo scandalo non è la carne di cavallo, che ha delle ottime caratteristiche organolettiche, bensì la qualità della carne di cavallo utilizzata nelle preparazioni di lasagne, ravioli e quant'altro.
Già, perché dall'Inghilterra, in un rapporto di una commissione parlamentare emergerebbe che test sulla carne di cavallo mettono in evidenza la contaminazione con un farmaco che potrebbe essere cancerogeno. Il caso, scoppiato in Gran Bretagna ha già provocato il ritiro dal mercato di importanti quantità di prodotti (spaghetti alla bolognese, hamburger, ragù e di altri prodotti).
Ora se la contaminazione o lo smercio di carne di cavallo per carne bovina sia una "cospirazione criminale" non si sa bene, ma resta il fatto gravissimo che industrie importanti, le solite multinazionali (ma sono le sole?), si mettono in pari con cravattari qualsiasi e indegnamente, alla faccia della trasparenza e veridicità delle informazioni al consumatore, falsificano le etichette. Queste industrie, spacciatrici di etichette false e prodotti taroccati, dovrebbero essere ormai pronte a subire una class action planetaria perché hanno truffato il consumatore e contravvenuto alle norme sull'etichettamento dei prodotti alimentari. Una class action che sia di esempio a tutti i peracottari del mondo!
Per essere più chiari, queste aziende infedeli, non possono nemmeno invocare la "cospirazione criminale" perché, se sono aziende serie (come fanno intendere nelle tante pubblicità menzognere che diffondono), sono tenute a controllare il prodotto dall'origine fino all'impiego nelle preparazioni che poi vendono. Più precisamente sono tenute a porre in essere diversi step di analisi chimico-fisiche in diversi punti a partire dalla filiera, cioè dall'origine, e durante i processi di manipolazione in azienda.
Ma c'è da fare un rimbrotto ai consumatori che fanno un uso smodato di preparazioni surgelate senza chiedersi se il prezzo pagato per i quei prodotti sia congruo o, piuttosto, troppo basso per garantire la genuinità del prodotto così come descritto in etichetta alla voce: ingredienti.
Ebbene, per fare un esempio, ho analizzato tempo fa i costi di preparazione casalinga dei cannelloni ricotta e spinaci e, poi, comparato il prezzo finale con un prodotto surgelato di marca, ovviamente tenendo conto dei prezzi più bassi dovuti ai volumi che l'industria può spuntare; ebbene il prodotto surgelato ha comunque un prezzo di gran lunga minore rispetto alla preparazione casalinga, comunque troppo basso pur considerando i volumi. Questo per dire che la magagna c'è sempre perché il mercato dei prodotti alimentari è enorme e variegato, e gli appetiti di guadagno delle aziende multinazionali o no sono enormi e per questo non vanno certamente per il sottile. Pasquale Della Torca